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Calcio

Statistiche e campo, studio e novità: Vanoli, un perfezionista per il Torino

Mario Pagliara
Statistiche e campo, studio e novità: Vanoli, un perfezionista per il TorinoN/A
L'allenatore, il cui approdo nella società granata è atteso a ore, analizza per ore i filmati e i dati di molti campionati europei: li sfrutta per creare nuove situazioni di gioco e di allenamento

Divora i big-data, consuma ore e ore di calcio alla televisione (con dosi abbondanti di estero), studia ogni nuovo fenomeno del calcio moderno da qualunque parte del mondo arrivi. E poi c’è il campo, dove emerge il tratto del perfezionista e sul quale la parola d’ordine è una sola: cultura del lavoro. Sono tanti, e apparentemente diversi tra loro, i mondi di Paolo Vanoli ma sono tutti uniti tra loro da un filo invisibile. Ovvero, dalla sua propensione a un miglioramento quotidiano e continuo.

Chi lo conosce racconta di lui come di "una persona e di un allenatore che non si accontenta mai". In continuo aggiornamento su tutto ciò che gli ruoti intorno. Al primo posto mette l’etica della fatica: nel senso di un tecnico che conosce un’unica strada per provare a migliorarsi, ovvero quella dell’applicazione. Può essere la sintesi di un uomo che vive letteralmente con la testa nel pallone. 

Nel periodo a Venezia ha fatto una scelta: dedicarsi anima e corpo alla sua creatura, che ha spinto fino alla promozione in Serie A. La famiglia rimasta a Verona, lui sette giorni su sette a Venezia. Non stacca mai Paolo Vanoli. In Laguna si erano abituati a vederlo arrivare per primo la mattina al campo e a salutarlo, alla sera, per ultimo. I due principi della sua vita valgono prima di tutto con sé stesso: il lavoro e lo studio. "Io lo dico anche ai miei figli – raccontava in un’intervista alla Gazzetta -: servono sacrificio e resilienza. Bisogna lavorare per il futuro". Studia tutto, approfondisce, cura i dettagli. Quando ha seguito Antonio Conte a Londra, nello staff al Chelsea, ha voluto studiare l’inglese. Anche la comunicazione fa parte del suo metodo. 

Le sue giornate sembrano non finire mai. Vuole e dà il massimo, e in questo si riconosce l’esempio di allenatori come Sacchi e Conte, due dei suoi maestri di calcio insieme a Malesani, di cui è stato calciatore al Parma, e a Ventura, che lo volle nel 2016 assistente in Nazionale. Si racconta che abbia uno sterminato database pieno di big-data provenienti da ogni campionato d’Europa, costruito nel tempo con gli scout: li studia, li analizza, ne trae ispirazioni per modellare allenamenti, studiare situazioni di gioco. La sua filosofia è improntata all’analisi di tutto ciò che di nuovo sta emergendo per sviluppare un calcio moderno e propositivo. Difesa a tre, non è un integralista, moduli adattabili: è quello che è stato capace di offrire il suo Venezia in B. Divertente, innovativo e concreto.  Il Vanoli uomo emerge dai racconti di chi ha lavorato con lui, o ci lavora ancora, come una persona di grande equilibrio, di personalità, riflessiva e decisionista. Uno che si fa ascoltare con autorevolezza, non necessariamente alzando la voce. Uno dei suoi cardini è l’esaltazione del concetto di gruppo, con una prefazione necessaria che lui raccontava alla Gazzetta: "L’educazione viene al primo posto, altrimenti non fai parte del progetto: è così che si inizia a creare un gruppo vincente". Da ogni esperienza ne ha ricavato un motivo di formazione: con la Figc ha esplorato il pianeta dei giovani, al Chelsea e all’Inter ha conosciuto i grandi palcoscenici, allo Spartak Mosca ha gestito la pressione di 80mila spettatori nella finale vinta in Coppa di Russia, a Venezia ha creato un progetto di nuovo vincente che ha attirato curiosità. Sta per sedersi sulla panchina del Toro nel momento giusto della carriera: senza dubbio porterà novità, senza dimenticare a Venezia quel database zeppo di big-data. Nel mondo di Vanoli ci sarà tanto da scoprire.

Fonte: Gazzetta.it