C'è un Milan con Rafa Leao e uno senza. Ma soprattutto c’è un Milan “vero”, quando Leao gioca... da Leao, e un Milan che fatica se i guizzi del suo portoghese non arrivano. Le ultime partite lo hanno dimostrato: da quando nella notte del trionfo al Bernabeu Rafa è tornato al centro del progetto, protagonista assoluto e acclamato, la stagione dei rossoneri è cambiata. Almeno in Champions, dove Fonseca ha ottenuto due successi e ora vede la qualificazione diretta agli ottavi. In Italia invece il salto di qualità non c’è ancora stato nonostante il rendimento di Leao, autore di due reti nel 3-3 di Cagliari e uno dei pochi a salvarsi nel triste 0-0 con la Juventus. A conti fatti nelle ultime quattro gare in rossonero l’esterno ex Lilla ha segnato tre gol, servito l’assist a Reijnders per il 3-1 di Madrid, propiziato il 2-1 di Morata sempre al Bernabeu ed è stato il migliore contro il Real, il Cagliari e lo Slovan. Anche se martedì sera è partito dalla panchina...
Fonseca non è un autolesionista e, fin da quando gli è stata affidata la panchina rossonera, sa che il numero 10 è l’elemento cardine della squadra. Lo ha messo al centro del progetto fin dall’inizio, quando è andato a parlare con lui nel ritiro della nazionale, e lo ha relegato in panchina solo per dargli... la scossa. Paulo ha ben chiaro il tipo di calcio che vuole dal suo Milan (per ora siamo lontani...) e per metterlo in pratica ha bisogno di un Rafa coinvolto in entrambe le fasi. Non solo dedito ad attaccare come gli era permesso fino alla scorsa stagione. Pioli ha cercato un compromesso, evitando di spremerlo per avere dal 25enne di Almada il meglio in attacco; Fonseca stravede per lui, ma lo ha messo sullo stesso piano degli altri quanto a obblighi difensivi. Tra i due il dialogo non è mai stato interrotto, neppure quando Leao non ha gradito le tre panchine di fila in Serie A, grazie a faccia a faccia nello spogliatoio e telefonate. Insomma l’ex allenatore della Roma ha usato il dialogo per portare il talentuoso connazionale... dalla sua parte e la strategia sta pagando. Adesso Leao dimostra di essere un calciatore determinante, ma anche più completo: dribbla, segna, ma aiuta anche i compagni con qualche corsa all’indietro quando c’è bisogno.
Alla luce delle sue potenzialità Leao resta indietro come numeri perché a fine novembre è appena a quota 4 reti, 3 in campionato e una in Champions. Le ultime settimane però fanno intuire che qualcosa nella sua testa sia scattato e che da ora in poi per il Milan rinunciarci sarà difficile. È successo a Bratislava? Fonseca è andato in questa direzione perché, chiedendo a tutti uno sforzo a livello di corsa, cercherà nel dicembre “caldo” in arrivo (in termine di impegni ufficiali) di ruotare gli uomini. In Slovacchia lo ha fatto in tutti i reparti, a eccezione della mediana dove aspetta il ritorno di Bennacer per dare riposo a Fofana e Reijnders. La scelta di mettere Okafor al posto di Rafa dal 1’ non è stata una punizione per quest’ultimo, ma un modo per risparmiargli qualche minuto in vista della gara contro l’Empoli di sabato.
Se la partita contro lo Slovan nel primo tempo si fosse messa in discesa, forse l’attaccante sarebbe entrato più tardi o forse sarebbe rimasto in panchina per 90 minuti. Invece ha tolto la tuta all’intervallo e ha confermato quanto può essere importante firmando il 2-1. Un altro Leao in rosa non c’è, di questo Fonseca è conscio, ma ha scelto di trattarlo come gli altri per spingerlo a fare l’ultimo step di crescita: da grande giocatore a campione. Ci riuscirà? Dopo la vittoria di Bratislava il numero 10 ha parlato con umiltà di come tutti stanno provando ad adattarsi al nuovo calcio proposto. Leao insomma guida il gruppo e siccome, come ha ricordato martedì a Sky, "non gli piace la panchina", ha scelto di entrare nel cuore del progetto tecnico. Con lui al top è... vero Diavolo.
Fonte: gazzetta.it