"Questo gruppo non è nato l'anno scorso: esiste da tre anni". Marcus Thuram parla da leader, da uno che vive lo spogliatoio dell'Inter ormai da diverse stagioni. La storia stava per andare in questa direzione: nell'estate 2021, la prima di Simone Inzaghi a Milano, il francese è stato vicino ai nerazzurri, prima di infortunarsi al ginocchio. È arrivato in ritardo e ha già bruciato le tappe, come dimostrano le parole pronunciate nell'intervista rilasciata a GQ: "L'Inter l'anno scorso ha perso una finale di Champions che avrebbe potuto vincere, ha vinto trofei e ora abbiamo intenzione di continuare a farlo. Certo, è facile aprire gli occhi ora, perché sta andando tutto molto bene, ma è un percorso che dura da anni".
Il francese, rientrato ieri in campo nel secondo tempo contro il Genoa, ha parlato dell'atmosfera che si respira nello spogliatoio nerazzurro: "La cosa più importante per giocare bene a calcio è amare il calcio. Quando ami giocare, ami anche tutta la fatica, gli aspetti meno divertenti di questo sport, ti sforzi sia per te che per il compagno. In questa Inter non c'è nessuno che non ami il calcio, siamo un gruppo di 25 persone, alle quali devi aggiungere lo staff, che è felice di passare il tempo insieme e di lavorare uno per l'altro. Un gruppo non è un giocatore più un giocatore, è una squadra. Non mi vedo da fuori, ma penso che sia questo che si percepisce anche da spettatore". Oltre all'Inter, Thuram è rimasto impressionato dal calcio italiano: "La Serie A mi ha stupito in positivo. Ovviamente lo conoscevo già, ma la preparazione tattica degli avversari è qualcosa di altissimo livello. Ogni squadra, dalla prima all'ultima, entra in campo con un'idea di gioco ben preciso, la conoscenza di ogni calciatore è molto alta".
Sono tanti i temi toccati dall'intervista, tra cui la musica ("Sono stato allo show di Kanye West, non potevo mancare, anche per il fatto della canzone con i cori dell'Inter... È bello che l'Inter abbia questa rilevanza") e il razzismo: "È normale che le persone chiedano a Marcus Thuram di essere un simbolo per la lotta contro il razzismo, perché ho una voce che può essere più ascoltata di altre. Ne sono cosciente e il tema mi sta molto a cuore. Non credo però che sia un singolo a poter cambiare le cose, è ovviamente un processo collettivo. Anche perché si tratta solo di capire che siamo umani. In molti lo vedono anche come un problema circoscritto, ma io non credo che sia un problema italiano: esiste in Francia, esiste in Spagna, come negli Stati Uniti purtroppo. È un tema universale e quindi credo che sia un processo di cambiamento da abbracciare e attuare tutti insieme, facendo ognuno la sua parte".
Prosegue Thuram: "Chi sono i miei black heroes? In realtà tutte le persone che ti circondano possono essere i tuoi black heroes. Non ci ho pensato molto, ma se me lo chiedi così, ti rispondo che mia madre, mio fratello, mia nonna sono i miei black heroes. Tutte le persone che erano con me e mi hanno aiutato a crescere". Infine, una battuta sulla moda all'interno dello spogliatoio dell'Inter: "Chi è il più stiloso? No, dai, questo non posso dirlo. Anche perché lo stile è un qualcosa di così personale che non è possibile decretare il più stiloso in assoluto. Però, se dovessi scegliere uno che, secondo me, si veste molto bene nel mio spogliatoio, sicuramente direi Matteo Darmian. Lui è stiloso".
Fonte: Gazzetta.it