Come volevasi dimostrare. Quando Artem Dovbyk entra a pieno regime, è difficile fermarlo. E la Roma può già dirsi orgogliosa del suo centravanti. I tre gol di fila tra Serie A e Europa League contro Genoa, Udinese e Athletic Bilbao hanno dimostrato una volta di più come l’ucraino sia un bomber vero, da top club. Lo si è visto in particolare giovedì sera contro i baschi, all’Olimpico, quando sul cross perfetto di Angeliño dalla sinistra, l’ex Girona ha preso il tempo ai difensori spagnoli, è rimasto sospeso in aria qualche istante per assecondare la traiettoria dello spiovente e di testa ha incrociato nell’angolo opposto. Una rete di alto livello stilistico così bella da sembrare facile quando invece non lo è per niente.
E allora, è già Dovbyk-show, se si considera pure che l’attaccante ha realizzato i suoi tre gol stagionali, utilizzando il destro a Genova, il sinistro contro l’Udinese e la testa contro il Bilbao in Europa, confermando come il centravanti abbia un vasto repertorio cui attingere, già utilizzato appieno peraltro la scorsa stagione al Girona, con cui Artem si è laureato capocannoniere della Liga con 24 centri, segnandone 10 di sinistro, uno di destro e 6 di testa, oltre a trasformare 7 rigori per la gioia dei tifosi catalani. E quelli giallorossi, adesso, ne stanno apprezzando allo stesso modo la freddezza sottoporta. Quella di un interprete del ruolo moderno, che non ha quindi solo l’istinto-killer davanti al portiere (va ricordato che sempre contro l’Udinese gli è stato annullato per fuorigioco un altro gol di pregevole fattura con un tocco sotto a scavalcare il portiere), ma che è anche un ottimo attaccante-boa, capace di dialogare nello stretto coi trequartisti — vedi l’azione del gol di Baldanzi di domenica scorsa —, aprendo loro spazi per gli inserimenti grazie ai suoi centimetri (189) e ai suoi chili (76) in area di rigore. Acquisita fiducia e reso così rapido l’ambientamento in Italia, Dovbyk ha pure iniziato a parlare da leader, rivolgendosi ieri sui social proprio a quei tifosi dell'Olimpico che hanno cominciato ad applaudirlo a scena aperta: "Non siamo insoddisfatti per il risultato del match di esordio in Europa League, ma andiamo avanti.
"Ci vediamo domenica", ha scritto su Instagram. Proprio come scrisse Paulo Dybala dopo aver rinunciato ai milioni dell’Al-Qadsiah ad agosto prima della gara con l’Empoli, dando appuntamento al popolo giallorosso all’Olimpico. E la Curva Sud non vede l’ora di stropicciarsi gli occhi per un altro acuto dell’ucraino, che sta diventando anche un trascinatore per i compagni, con tutte le carte in regole per far dimenticare Lukaku e diventare un altro grande centravanti della Roma come sono stati in passato Pruzzo, Voeller, Balbo, Batistuta e Dzeko, il "Cigno di Sarajevo", al quale l’ucraino è stato subito paragonato al suo arrivo a Roma il primo agosto. Anche col tecnico Ivan Juric l’attaccante ha trovato subito il feeling giusto. L’allenatore lo sta motivando a dovere, dandogli la continuità di cui ha bisogno per dispiegare al meglio il suo gioco. E Dovbyk, da parte sua, ricambia in campo le attenzioni del croato portando pure sul portatore di palla avversario quel pressing alto che può consentire alla squadra di alzare il baricentro e proporsi con incisività in attacco. Con le sue due tifose speciali, la moglie influencer Yuliia (che lo sta aiutando nell’apprendimento dell’italiano) e la figlia Kira, non c’è dubbio che tutto ora appare in discesa per l’attaccante. Ed è superfluo sottolineare come Dovbyk cercherà di incrementare il suo bottino personale col Venezia. Alle spalle le partenze lente nel Dnipro-1 (primo gol alla quarta giornata), nello stesso Girona (a segno alla prima e alla quinta) e quest’anno in giallorosso (in rete alla quarta di campionato), ora l’ucraino non vuol fermarsi più. Il suo contratto di 5 anni apre un orizzonte largo, ma l’ucraino vuol bruciare le tappe e segnare ad ogni occasione, che sia Europa League, campionato o Coppa Italia. La sfida Champions non aspetta e Artem sul treno che porta lontano, ai vertici della classifica, vuol salirci a tutti i costi.
Fonte: Gazzetta.it