La strada per la conferma di Stefano Pioli è come tutte le altre: porta a Roma. Il calcio ha soluzioni non prevedibili e destini appesi a un filo ma è curioso che l’allenatore del Milan si giocherà buona parte della sua stagione contro la nuova generazione. Pioli, quando nasceva De Rossi, era già un pro: giocava in C1 con il Parma. E quando veniva al mondo il tecnico del Leverkusen Xabi Alonso era un ragazzo promettente. L’Europa League, è ovvio, sarà fondamentale per il suo futuro. Il Milan attraversa un momento di clamorosa transizione e tutto, sotto il cielo rossonero, sembra in evoluzione. Cardinale apre ad altri investitori, Furlani si divide tra campo e preoccupazioni da Procura, Ibrahimovic è sempre più dirigente e un nuovo direttore sportivo, Jovan Kirovski, sembra pronto a sedersi a una scrivania di Casa Milan. Normale che per un allenatore il futuro sia come il cielo di marzo: variabile.
Pioli però sta dimostrando che le critiche, con lui, sono eccessive. Il suo Milan ha alti e bassi ma vince da quattro partite, in campionato è tornato secondo e in Europa League si è guadagnato i quarti. Ecco perché il 18 aprile sarà un giorno decisivo. Quel giovedì, uscire con la Roma abbatterebbe il morale appena prima della terribile settimana con derby e trasferta in casa della Juve: situazione durissima, in coda a una stagione che ha messo in fila uscita dalla Champions, eliminazione in Coppa Italia e (quasi) scudetto dell’Inter. La conferma per il 2024-25 sarebbe quasi impossibile. Vincere il duello con De Rossi invece porterebbe Pioli a un’altra semifinale europea dopo quella di Champions di un anno fa. Il Milan si confermerebbe squadra europea e tutti dovrebbero mettere per un attimo in un angolo gli errori, che pure ci sono stati, e considerare che diversi giocatori in questi nove mesi sono cresciuti: su tutti Pulisic, Loftus-Cheek, Adli, il Gabbia di queste settimane. Pioli stesso dovrebbe decidere se vivere un’altra stagione di alta pressione, ma le possibilità di vederlo in panchina per l’ultimo anno del suo contratto sicuramente salirebbero.
E allora, come se la giocherà Pioli? Con i suoi uomini, questo è facile. In stagione ha sempre provato a sigillare un undici base o almeno un gruppo di titolari da ripetere di partita in partita. Anche ora va così. Davanti, non si discute: Pulisic a destra, Leao a sinistra, Loftus-Cheek da trequartista atipico, Giroud di punta. In mezzo, occhio al cambio di gerarchia. Il vero titolare oggi è Yacine Adli, passato clamorosamente in otto mesi da esubero a primo in lista. In difesa, Fikayo Tomori era e resta un leader, mentre Matteo Gabbia e Alessandro Florenzi a sorpresa stanno contendendo una maglia a Thiaw e Calabria. A margine: la Roma è ancora lontana e qualcosa inevitabilmente cambierà, ma certo la situazione di Florenzi è particolare. Per lui, più che un quarto di Europa League, è un derby del cuore. Il derby d’Italia invece promette due grandi partite. Pioli con Mourinho si trovava fin troppo bene: due vittorie nell’anno dello scudetto, due pareggi folli nel 2022-23, due vittorie ampiamente meritate in questa stagione. Mou, con la seconda, ha salutato.
La nuova Roma di De Rossi invece sarà più fastidiosa: porta cinque giocatori sulla linea d’attacco, esalta giocatori come Lukaku e Pellegrini e ha Lukaku che fa male a tutte le difese. Sarà una sfida di transizioni e un bel duello tattico, con Pioli che teoricamente può fare la differenza soprattutto con gli esterni d’attacco. Pulisic e Leao hanno il passo e i colpi per prendere un vantaggio contro Karsdorp e Spinazzola (o Celik? o Angelino?) e Olivier Giroud spera che da lì nascano le occasioni del Milan. Mancini e N’Dicka sono fisici quanto basta ma Oli G ha fatto gol contro centrali di ogni livello. Ci sono possibilità che questa sia la sua ultima stagione italiana e uno come lui non può non volerla concludere toccando un pezzo di metallo. L’Europa League, che resta la prima coppa giocata in carriera, sarebbe perfetta.
Fonte: Gazzetta.it