Primo anno d.C. La Liga ha superato un anno senza Messi. Lo ha superato il Barcellona che ha dovuto far fronte all’addio più difficile della sua storia.
E’ stato un anno iniziato male e finito anche peggio per i catalani che hanno visto il Real Madrid alzare Liga e Champions League. Un miracolo in perfetto stile Carletto Ancelotti che si sta prendendo l’Europa, come nessuno ha fatto in precedenza.
A settembre, dopo un inizio zoppicante, si faceva a gara su chi potesse fare le veci dell’Atletico campione uscente. Magari il Siviglia di Lopetegui che sembrava aver raggiunto la maturità necessaria per capeggiare la classifica fino all’ultimo.
Invece è stata la Liga dei “cavalli lenti”, soprannome che in Gran Bretagna si dà alle spie che dopo un errore o con il passare degli anni vengono delegati a compiti più burocratici, dove non possono fare danni in sostanza.
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Una Liga dominata
Kroos, Casemiro, Modric e Ancelotti in panchina bollati come vecchi, démodé. E invece l’ennesima sorpresa della Casa Blanca era dietro l’angolo. Liga dominata, complice anche un Barcellona ferito e depresso dall’addio del suo numero 10 e la ciliegina sulla torta, il miracolo, è arrivato a Parigi con la Champions numero quattordici.
Il Real Madrid si presenta ai blocchi di partenza di questa Liga con la mistica del suo centrocampo vincente e di un Benzema vicino al pallone d’oro dopo una stagione sontuosa e con i francesi Camavinga e Tchouaméni pronti con Valverde, a rilevare quei tre e scrivere la storia per un altro decennio.
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Capitolo Barça
La coppia scelta per contrastare i talenti francesi è quella formata da Pedri e Gavi. Il canario quest’anno giocherà con la 8 di Iniesta. Pochi anni fa lo stesso Pedri era il bambino che andava a tagliarsi i capelli e diceva di volere il taglio di Iniesta con il padre gli faceva notare fosse pelato. Ora il punto di riferimento di un Barça in costruzione, ma neanche troppo. Un anno fa si partiva con Koeman, quest’anno con il figliol prodigo Xavi e una squadra da sogno allestita da Laporta.
Se su google cerchi la parola “palancas”, ti suggerisce “palancas del Barcelona”. Las palancas sono di fatto le leve delle slot machine (qui un articolo sui migliori siti di slot online) ed è come stanno chiamando in Spagna le enormi quantità di soldi che il Barcellona sta ricavando, ipotecando i diritti tv a società di investimento.
Con quei soldi sono arrivati Koundé, Raphinha, Lewandowski, a cui si sono aggiunti Kessié e Christensen per una campagna acquisti decisamente incoraggiante. Il problema del Barcellona è diminuire ora il monte ingaggi, così da poterli tesserare. A questi cinque si aggiungono anche i rinnovi di Dembélé e Sergi Roberto. E a 24 ore dal fischio d’inizio della prima giornata, che vedrà il Barça ospitare il Rayo nel nuovo Spotify Camp Nou, i catalani sono senza l’ok della Liga per fare giocare ben sette dei suoi giocatori.
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Il terzo incomodo
Il ruolo del terzo incomodo, almeno inizialmente, tocca sempre all’Atletico Madrid, vincitore due anni fa, che ha visto arrivare Nahuel Molina dall’Udinese e Axel Witsel in mezzo al campo. Ha visto partire Suaréz e riaccolto Morata, fresco di tripletta proprio contro la Juventus che non lo ha riscattato.
Il Cholo Simeone proverà un’altra impresa o almeno a dar fastidio, visto che ad oggi parte comunque diversi gradini sotto le altre due.
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Zona Europa
Capitolo Siviglia: il Betis ha vinto la terza Coppa del Re della sua storia, in due delle quali c’è stato Joaquin, a cui mancano 23 presenze in Liga per diventare il recordman assoluto, superando Andoni Zubizarreta.
La dimostrazione di come si stia lavorando da quelle parti è tutta nelle lacrime di Hector Bellerin, dopo una stagione che lo ha riportato ai livelli di un tempo, costretto a tornare all’Arsenal dopo il prestito. Sarebbe rimasto al Betis, e non solo perché il padre è un fedele tifoso.
Sull’altra sponda del Guadalquivir c’è il Siviglia di Lopetegui che ha riportato in Andalusia Isco, ceduto la coppia difensiva Koundé-Diego Carlos per un ricavo totale di 81 milioni. E 15 di questi li ha investiti comprando Marcao che nella scorsa Europa League ha segnato al Barcellona.
Dal derbi di Siviglia a quello basco tra Real Sociedad e Athletic. I primi si sono assicurati Brais Mendez, ormai ex Celta Vigo, il talentino Kubo a titolo definitivo dal Real Madrid e Mohamed-Ali Cho, il nuovo Mbappé dicono. l’Athletic riconferma tutti e ovviamente il mercato è fortemente condizionato dalla regola eterna di avere solo baschi in squadra, ma in panchina ritrova "el Txingurri" (la formica) soprannome perfetto per il saggio, sobrio ed elegante Ernesto Valverde, che post Barcellona proverà a ricostruirsi, briciola dopo briciola.
Nella Comunidad Valenciana il Villarreal ha ingaggiato il comandante Morales dal Levante e riportato a casa dopo anni in giro per l’Europa e una carriera incredibile, Pepe Reina. Il Valencia ha cambiato comandante e dopo quella di Sion e OFI Creta, ecco la 3^ esperienza all’estero per il nostro Gennaro Gattuso che si siederà sulla panchina che era di Bordalas con il compito di ridare entusiasmo ad una piazza delusa dalla gestione Lim, che comunque continua ad essere il proprietario.
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Ringhio in conferenza stampa si è presentato a modo suo, invitando un giornalista a chiedergli tra qualche mese se si sente un gattino o un leone.
Lotta salvezza
Ritorna in Liga dopo un anno di purgatorio il Valladolid di Ronaldo, che ritrova in attacco di Sergi Guardiola e un altro ritorno a casa, sempre in porta, con Sergio Asenjo. Dopo sette stagioni ritorna anche l’Almeria che si aggiunge alle squadre andaluse in Liga, e dopo due final playoff perse, la terza è quella buona per il Girona che vince la finale contro il Tenerife, che in Liga manca dal primo Barcellona di Pep Guardiola, e ritrova la Liga.
Il Girona poteva essere la squadra di Riqui Puig, canterano che invece ha scelto di andare a giocare a Los Angeles.
Esempio di come non tutti i prodotti della Masia, per quanto il bagaglio tecnico sia di qualità elevatissima, restino poi a insegnare calcio al Camp Nou
Che inizi lo spettacolo
Le palme di Los Angeles però ci sono anche sulla Barceloneta, Barcellona ora è un’oasi felice con l’entusiasmo dei vecchi tempi, con il superuomo Lewandowski che ha già lanciato la sfida all’altro 9, che però veste di bianco. Xavi è l’uomo giusto. Ancelotti dodici mesi fa era un “nonno” che pensava solo a piazzare il figlio Davide come erede, ora sono la coppia da temere in tutta Europa.
Il primo Clasico negli Stati Uniti l’ha deciso Raphinha, che sogna già nell’ombra di Ronaldinho.
Il 16 ottobre c’è la seconda puntata di una sfida infinita. Forse non è necessario cercare l’America così lontano, basta aspettare “que empiece la Liga.”
Che cominci la Liga, e in fondo mancano solo poche ore.