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Calcio

Van Basten, la bellezza mai fine a se stessa. Ajax, Milan, Olanda: ha vinto tutto

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Van Basten, la bellezza mai fine a se stessa. Ajax, Milan, Olanda: ha vinto tuttoN/A
Con i Lancieri 3 titoli nazionali e la Coppa delle Coppe, col Diavolo 4 scudetti, 2 Coppe Campioni e 2 Intercontinentali. Con gli Orange l'Europeo '88. E poi i tre Palloni d'oro
Snocciolare quello che ha vinto Marco Van Basten, oggi sessantenne, nella ahinoi troppo corta carriera, sarebbe banale come leggere l'elenco telefonico (per chi ancora se lo ricorda). Perché dietro a ogni gol c'era una Gioconda. Dietro a ogni gesto tecnico la bellezza della piroetta di un ballerino del Bolshoi. Dietro ogni tiro la potenza di un gancio di Mike Tyson. Il Cigno di Utrecht era il calcio. Anzi, molto di più. Perché nulla era fine a se stesso. Erano perle che pesavano nei trionfi del Milan di Sacchi. O nell'Olanda di Michels. O nell'Ajax di Crujiff. I primi successi arrivano con la maglia dei Lancieri. Nel 1982 conquista il suo primo titolo olandese, bissando il trionfo l'anno dopo, stagione in cui mette in bacheca anche la Coppa d'Olanda. Nell'84-85 arriva il terzo scudetto dei Paesi Bassi. Seguiranno altre due coppe nazionali e la Coppa delle Coppe nella finale di Atene contro la Lokomotiv Lipsia, manco a dirlo con un suo gol al 21'. Lascia l'Ajax dopo 6 stagioni con 152 reti in 172 gare, media da marziano. Nell'estate del 1987 approda al Milan di Berlusconi dove andrà a formare il formidabile trio olandese assieme a Ruud Gullit e Frankie Rijkaard. Coi rossoneri segna nella prima partita in Coppa Italia contro il Bari e al debutto in campionato a Pisa. Ma inizia il calvario degli infortuni. Rientra con l'Empoli il 10 aprile e - manco a dirlo - il Diavolo vince 1-0 con un suo gol. Arriva lo scudetto che mancava da quello della stella, anche grazie alla sua rete al San Paolo contro il Napoli di Maradona. La stagione successiva regala ai rossoneri la terza Coppa dei Campioni, attesa dal 1969, nella finale del Camp Nou vinta 4-0 sulla Steaua Bucarest con doppiette di Marco e Gullit. Il 23 maggio 1990, un mese dopo la delusione dello scudetto perso anche per via della famosa monetina che colpì Alemao a Bergamo (2-0 a tavolino per il Napoli tra mille polemiche), il bis europeo a Vienna contro il Benfica. Ogni trionfo europeo viene accompagnato dai successi in Supercoppa Europea e Intercontinentale. Lascerà il Milan, ma soprattutto il calcio giocato, dopo aver collezionato anche 4 scudetti  e 4 Supercoppe italiane, quel famoso 17 agosto 1995, facendo il giro di San Siro col giubbetto di renna, la camicia rosa e le lacrime che gli rigano il volto, dopo due anni d'inattività. L'ultima rete ad Ancona il 9 maggio 1993, l'ultima partita a Monaco di Baviera, la finale di Champions persa 1-0 col Marsiglia il 26 maggio di quell'anno. In totale, 125 reti in 201 partite. Oltre ai successi di squadra, Van Basten si è anche preso lo sfizio di vincere per tre volte il Pallone d'oro (1988, 89 e 92) e quello di Fifa Player of the Year nel 1992. Nel mezzo anche un Europeo vinto con l'Olanda di Rinus Michels nel 1988 in Germania Ovest segnando cinque reti, tre all'Inghilterra nel girone. Ma quella che nessuno dimenticherà mai arrivò in finale contro l'Urss, un tiro al volo da posizione impossibile, premiata da World Soccer come il secondo gol più bello nella storia calcistica. Con gli Orange segnò 24 reti in 58 presenze. Ma, come detto, numeri e trofei raccontano solo il fine, non i mezzi con cui Marco Van Basten, il Cigno di Utrecht, ha dipinto calcio e incantato il mondo.