Non è un battesimo assoluto. Quello era stato celebrato il 25 novembre dell'anno scorso, Milan-Fiorentina di campionato, quando Pioli lo aveva buttato dentro a sette minuti dal 90', sull'1-0 per il Diavolo. Ma già allora il Meazza era innamorato di Francesco Camarda. Era entrato al posto di Jovic con l'urlo di San Siro che scandiva il suo nome e lui che salutava i tifosi, stringendo il pugno come si fa dopo un gol. Francesco aveva 15 anni e undici mesi dopo è stato battezzato di nuovo. Ogni volta che entra in campo, riscrive un record: un anno fa è diventato il più giovane deb nella storia della Serie A (15 anni, 8 mesi, 15 giorni), ieri il più giovane esordiente italiano (e del Milan) nella storia della Champions. Tutti pazzi per Francesco, soprattutto quando ha segnato. Quando ancora nessuno immaginava che da lì a pochi secondi una comunicazione radio dalla sala Var avrebbe cancellato un altro primato: il gol più green di sempre in Champions. In quel momento, quando il colpo di testa ha superato il portiere Mignolet - uno che in carriera ha oltre 150 presenze col Liverpool, non proprio l'ultimo arrivato - è venuto giù lo stadio. Il Meazza ha urlato, tutta la panchina è schizzata verso di lui. Un momento di entusiasmo talmente totale che ha coinvolto anche Leao, fino a quel momento sprofondato sulla poltroncina e nei suoi pensieri grigi. Rafa, d'altra parte, è un suo grande amico ed estimatore.
C'è chi lo ha abbracciato, chi lo ha "schiaffeggiato", poi lo hanno sollevato tutti verso il cielo. I giocatori adulti che portano in trionfo il bambino, come l'ha chiamato con affetto Fonseca. Un momento rimasto particolarmente impresso a Francesco, che infatti dopo la partita, nel rimettere insieme tutti i flash e tutte le emozioni, ha detto a chi era con lui: "Avete visto che tutti mi hanno tirato su?". Una domanda candida, quella di un ragazzo che in quel contesto è come si osservasse ancora dall'esterno e non avesse ancora metabolizzato del tutto che sì, è tutto vero, è il suo Milan dei grandi che lo attende ansioso. Quando ha infilato la porta di Mignolet le telecamere hanno inquadrato le lacrime di mamma Federica e non hanno più trovato papà Manuel, schizzato verso la balaustra del primo anello Rosso per festeggiarlo da vicino. Poi, a fine partita, davanti a quel parapetto ci sono andati entrambi. Mamma e papà. Francesco è andato verso di loro, li ha abbracciati e la delusione per il gol annullato se l'è portata via quell'abbraccio. Quindi il rientro a casa, senza festeggiamenti particolari perché stamane era già ora di tornare a Milanello per allenarsi (ed era in programma anche la foto di squadra con Milan Futuro).
Il dopogara di Francesco è stato tranquillo, normale come è normale il modo in cui lui vede il calcio. Piedi per terra. Magari giusto un paio d'ore di sonno in meno, perché l'adrenalina ha vita lunga quando succedono cose del genere. Sparirà del tutto oggi al campo. Francesco è pronto a rispondere di nuovo alla chiamata di Fonseca perché Abraham è ancora indisponibile e Jovic non è al massimo della condizione. Insomma, convocazione possibile per Bologna e, chissà, magari è già pronta un'altra pagina di storia da scrivere.
Fonte: gazzetta.it