L'esilio cinese deve essere stato particolarmente pesante soprattutto ieri, con la sua Inter che ha sollevato il trofeo per lo scudetto della seconda stella poche ore dopo il comunicato con cui lui di fatto era costretto ad ammettere la resa. A meno che non trovi miracolosamente 380 milioni nelle prossime 48 ore, Steven Zhang mercoledì dovrà cedere l’Inter a Oaktree - che non sembra intenzionata a concedere proroghe -, ma c’è da giurare che si batterà sino alla fine per far valere le proprie ragioni e per ridurre la perdita dell’investimento profuso dalla famiglia. Perché, inutile girarci intorno, da quando nel 2021 Suning ha iniziato ad avere problemi in patria, il più giovane presidente della storia dell’Inter (è stato eletto nell’ottobre 2018) ha lavorato ad una "exit strategy" per mantenere alto il livello di competitività della squadra - obiettivo ampiamente centrato, grazie a una dirigenza sportiva senza eguali in Italia - ma senza poter effettuare altri investimenti perché da Pechino era arrivata la chiusura dei rubinetti.
Di soldi in effetti la famiglia Zhang ne aveva già messi tanti dal 2016, quando aveva rilevato le quote di maggioranza da Erik Thohir. Un totale di circa 900 milioni che riportano al passaggio del comunicato di sabato in cui, gonfiando un po’ la cifra, spiega che "per continuare a sostenere l’Inter, dopo avere già investito nel Club oltre un miliardo, abbiamo aperto la linea di credito con Oaktree, con l’obiettivo di proseguire il progetto vincente che abbiamo avviato nel 2016". Una strada piena di successi, con lo storico scudetto nel 2021 (dopo la finale di Europa League persa nel 2020 col Siviglia) a interrompere l’egemonia della Juve e la doppietta di trofei garantiti nelle successive tre stagioni: Coppa Italia e Supercoppa per due stagioni, poi l’upgrade con lo scudetto della storica seconda stella. Il tutto senza dimenticare la finale di Champions persa giocando alla pari contro i mostri del Manchester City. A meno di clamorosi colpi di scena, quella di Istanbul rimarrà l’ultima partita dei suoi ragazzi seguita dal vivo. Da allora solo un blitz a Tokyo durante l’Inter Japan Tour del luglio scorso, ma anche una presenza incessante da remoto per seguire tutte le aree societarie. Le altre che sono cresciute portando a un aumento dei ricavi che ha ridotto al minimo il rosso dell’ultimo bilancio.
Steven insomma rischia di lasciare un’Inter in ottima salute sportiva e finanziaria, pagando però tutti i problemi accumulati negli ultimi anni da Suning. Non a caso Oaktree, fondo che di solito finanzia soggetti in sofferenza, aveva fiutato l’affare perché convinta che in questo triennio Zhang jr. avrebbe venduto, garantendo anche al fondo Usa una plusvalenza. Steven invece ha tenuto duro, chiedendo più di 1,2 miliardi per cedere le leve del comando, e ora rischia di rimanere con il cerino in mano. Fatte salve le azioni legali che però riguarderanno più il suo patrimonio che il futuro dell’Inter. Un futuro comunque reso più roseo dal suo lavoro indefesso che ieri gli è valso, dopo le belle parole di tutto il management, l’affetto di un Meazza in festa con una bandiera cinese sventolata nel terzo anello rosso, proprio sopra la tribuna stampa, e uno striscione di ringraziamento nel secondo blu, prontamente postato da Steven in una story su Istagram con annessa la coreografia dei tifosi e la foto della squadra in festa con lo scudetto. Stasera al Castello Sforzesco ci sarà un evento con i dipendenti e le istituzioni. Un cocktail dinner con 700 invitati cui Steven intendeva dare il benvenuto con un video messaggio emozionale, anche più di quello diffuso dopo aver conquistato il tricolore. A ieri sera, il discorso era ancora in stand by. Un altro segnale del momento difficile che sta vivendo.
Fonte: Gazzetta.it