Trenta giorni al via: sincronizzate gli orologi. Ma il Giro d’Italia numero 107, che scatta fra un mese esatto, sabato 4 maggio - 136 chilometri da Venaria Reale a Torino - per molti è di fatto già partito. Di sicuro per Tadej Pogacar, il più atteso di tutti nella corsa rosa, l’uomo della grande suggestione, colui che ha in animo di ripetere dopo 26 anni l’ultima accoppiata Giro-Tour, firmata da Marco Pantani in quel magico 1998. E, più precisamente, il Giro dello sloveno è partito da una montagna assai cara agli italiani, quella Sierra Nevada che nel 1996 ci regalò la storica doppietta di un altro nostro fuoriclasse: slalom e gigante iridati, a firma Alberto Tomba. È proprio lì, sul massiccio che incorona Granada e domina l’Andalusia, che il leader dell’Uae Team Emirates sta rifinendo nei minimi dettagli la preparazione in vista del suo debutto assoluto al Giro.
Vi è arrivato il 24 marzo, direttamente da Barcellona, dove con il quarto successo in sette tappe aveva appena marchiato a fuoco la Vuelta Catalunya come non era mai riuscito a nessuno, infliggendo alla fine distacchi da grandi giri a rivali come Landa e il redivivo Bernal, lasciati rispettivamente a 3’41” e 5’03”, e conquistando tutte le classifiche: generale, a punti, gran premio della montagna. Proprio all’indomani dell’ultima stupefacente prodezza ("Ho fatto un passo in avanti soprattutto dal punto di vista mentale" ha dichiarato dieci giorni fa), Pogacar ha ricevuto anche una spinta d’eccezione da un altro dei fenomeni di cui sopra capaci della doppietta Giro-Tour nella stessa stagione. "Sì, Tadej è in grado di fare l’accoppiata" ha detto in un’intervista con Cyclingnews Miguel Indurain, che vi riuscì prima di Pantani in due occasioni, nel 1992 1993, imitando Merckx (tre volte), Hinault e Coppi(due), Anquetil e Roche (una).
Intanto, mentre Tadej accumula chilometri e fatica sulla Sierra Nevada, il team sta definendo la squadra che gli metterà a disposizione per contrastare gli altri pretendenti alla maglia rosa che verrà assegnata a Roma il 26 maggio. Su tutti il galles Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), il re del Tour 2018 e secondo al Giro 2023 che in questi giorni si trova a sua volta sulla Sierra Nevada, l’australiano Ben O’Connor (Decathlon Ag2R La Mondiale), quarto al Tour 2021, il colombiano Daniel Martinez (Bora-Hansgrohe), quinto al Giro 2021, e lo statunitense Carthy (EF Education-EasyPost), terzo alla Vuelta 2020. Assodato che i pezzi grossi Joao Almeyda, Adam Yates e Juan Ayuso saranno i suoi aiutanti per le tappe di montagna nella sfida titanica a Jonas Vingegaard e Primoz Roglic sulle strade francesi, gli uomini ombra di Pogacar per il Giro saranno soprattutto Rafal Majka, l’esperto scalatore polacco che può già vantare 21 partecipazioni nelle grandi corse a tappe, di cui cinque al Giro, e l’austriaco Felix Grossschartner. Gli altri nomi usciranno dalle corse in arrivo, in particolare dal Giro d’Abruzzo (il via martedì 9) e, a seguire, Tour of the Alps (15-19 aprile) e Romandia (23-28), tradizionali banchi di prova proprio per la corsa rosa. In ogni caso, se c’è chi è certo che già sul traguardo della seconda tappa, al Santuario d’Oropa, il venticinquenne sloveno avrà preso la maglia rosa, non si pensi che sarà una passeggiata anche per un fuoriclasse come lui. Il Giro ce lo ha detto già tante volte.
Pogacar, che ormai è di casa sulla Sierra Nevada, resterà in quota per tre settimane. Poi scenderà per saldare il conto, domenica 21 aprile, con quella Liegi-Bastogne-Liegi nella quale dodici mesi fa, due anni dopo il successo sull’allora campione del mondo Alaphilippe, cadde rimediando la frattura dello scafoide della mano sinistra, vedendosi costretto a un recupero lampo in vista del Tour, poi perso da Vingegaard come già era avvenuto dodici mesi prima. La Doyenne sarà l’unico impegno di Tadej prima del Giro d’Italia, picco di un inizio di stagione in cui ha limitato al minimo le sue apparizioni, come non aveva mai fatto prima. Glielo hanno imposto, del resto, la novità rosa e l’assalto alla doppietta con il Tour riuscita soltanto ai fenomeni. Così arriverà alla partenza da Venaria Reale con soli dieci giorni-gara nelle gambe. Ma per come ha firmato i nove che si è già messo alle spalle...
Trionfo da leggenda alla Strade Bianche dopo una fuga di 81 chilometri, terzo posto in volata alla Milano-Sanremo dietro due velocisti del lignaggio di Philipsen e Matthews, quindi il dominio senza precedenti al Catalunya, che ha aggiornato a 69 il conto delle sue vittorie in poco più di quattro stagioni nel World Tour. Un conto che già annovera due Tour de France, tre Lombardia, un Fiandre, una Liegi, un’Amstel, una Freccia Vallone, due Strade Bianche, due Tirreno-Adriatico, una Parigi-Nizza, una Vuelta Andalucia, un California, una Valenciana, un Catalunya…
Fonte: gazzetta.it