C’è un certo fascino rurale, d’altri tempi, che scorre nella poetica degli Stati che compongono quel che è comunemente noto come Midwest americano. Si è troppo lontani dal sogno embrionale dell’Ovest, dispersi nell’orizzonte che si perde a vista tra i granai e immersi nella ripetitività sistematica delle immense pianure. Lungo le miglia che si dipanano in modo sornione troviamo, tra uno scenario agricolo e l’altro, due degli Stati protagonisti di questo AFC Championship: Ohio e Missouri. Le fermate che incontriamo sono Cincinnati e Kansas City ed entrambe - a loro modo - stanno tracciando dei solchi generazionali, impattate da due meteore cadute a Terra.
L’Ohio è il primo punto d’origine dell’ago della nostra bussola. Uno Stato complicato di cui è terribilmente difficile innamorarsi. L’immaginario grigio, del vento sferzante, gelido, con quei colori pallidi attenuati dal freddo, non aiutano granché. Non è un caso che qui siano nate le melodie intime e solitarie di una band come i The National. Due le città, Cleveland e Cincinnati, la cui etichetta di eterne perdenti nel mondo sportivo americano è difficile da eradicare.
L’anno scorso - nell’universo NFL - sembrava che l’ambizione vincente fosse finalmente sbarcata sponda Cleveland Browns, capitanata dall’HC Kevin Stefanski, salvo poi spegnersi - almeno per quest’anno - in una stagione travagliata senza playoff. Ma è proprio qui che l’Ohio getta nella mischia il nostro primo astro luminoso, come una supernova appena nata: Joseph Lee Burrow. Sponda - e abbiamo il colpo di scena - Cincinnati Bengals.
Joey Franchise is born
Cosa c’entra un ragazzo nato in Iowa con l’Ohio? C’entra molto. Joe infatti frequenta l’Athens High School a The Plains, Ohio portando la squadra di football locale a livelli mai toccati. Una memorabilità così forte, che se vi capitasse di passare vicino allo stadio della scuola, oggigiorno vedreste l’insegna portare il suo nome.
Joseph è un ragazzo classe 1996 che, finita l’high school, sceglie di andare a giocare per una delle università più prestigiose dell’intero panorama NCAA: Ohio State. La storia del local kid sembra oramai scriversi da sola, ma il fato gli riserverà altro. Non riuscendo a imporsi come titolare, nel 2018 si trasferisce più a sud, nella paludosa Louisiana e sbarca nella blasonatissima LSU. Ed è così che si arriva al 2019 dove Joe infrange ogni record immaginabile a livello NCAA: lancia 60 touchdown in 15 partite, diventa campione nazionale e si dichiara al draft NFL: è la prima scelta assoluta e lì in cima ci stanno proprio i Cincinnati Bengals che lo selezionano per riportare la franchigia - reduce da annate disastrose - sulla mappa NFL. Joe riatterra in Ohio. Ed ha la personalità e il magnitudo energetico di chi può trascinare un’intera costellazione.
Nella stagione da rookie lui e il sorprendente Justin Herbert, QB dei Los Angeles Chargers scelto nel suo stesso draft alla #6 (sarà 2020 OROY), si dividono gli elogi di stampa e critica: possono essere il futuro della posizione in NFL. Poi arriva la Week 11 e il ginocchio di Joe fa crack, iniziando quello che è stato un lungo percorso di riabilitazione che l’ha portato a iniziare questa stagione con qualche incertezza in più.
Ma nel 2021 “Joey Franchise” non si è più voltato indietro: ha ritrovato il suo amico Ja’Marr Chase, compagno di squadra al college, WR letale dal talento affilatissimo (probabile 2021 offensive rookie of the year) e insieme all’allenatore Zac Taylor, un discepolo di quel Sean McVay protagonista in NFC, ha costruito un’identità swag e incendiaria di un attacco che rende i Cincinnati Bengals pericolosissimi: Tyler Boyd, Joe Mixon e Tee Higgins, tutti pronti ad azzannare le difese avversarie. Così, dopo aver superato il Wild Card round per la prima volta dal 1990, andando oltre i limiti della propria offensive line vs i Titans, i Bengals ora devono affrontare l’ultimo gigante: i Kansas City Chiefs, in un AFC Championship impronosticabile a inizio stagione.
We all live in the Pat World
Patrick Lavon Mahomes II invece sbarca in Missouri per prendere l’eredità di Alex Smith. Arriva da un’università - Texas Tech - che non è famosa per QB adatti al mondo professionistico. Ma da quando è stato scelto al Draft nel 2017 alla decima assoluta e dopo una prima stagione di apprendistato in panchina, dal 2018 tutto il mondo NFL è entrato in una dimensione parallela.
La cosmogonia della posizione di quarterback è stata riscritta e l’artefice di tale impresa è solo lui. Un ragazzo - qui classe 1995, un solo anno più vecchio di Joe - destinato a cambiare la traiettoria astrale di un’intera franchigia, che porta il titolo a Kansas City nel 2019-2020 rinvigorendo un intero stato, il Missouri, che aspettava un trionfo di simile portata dal 2015 con i Kansas City Royals nel baseball. L’onda d’urto - all’alba del 2022 - di Pat è ancora indescrivibile. Dopo un inizio di stagione che ha visto vacillare i Chiefs, questi - proprio come i Bengals - hanno deciso di premere sull’acceleratore e insieme ad Andy Reid sono di nuovo all’appuntamento dell’AFC Championship (domenica 30 gennaio alle 21:00 italiane). Quattro su quattro da quando gioca Pat.
The New Era
“When it’s grim, be the Grim Reaper”
Questa è la frase con cui Andy Reid ha etichettato l’ultima impresa di Pat, con :13 secondi sul cronometro e la partita da recuperare contro un’altra stella radiosa, Josh Allen, l’agente del caos dei Buffalo Bills. Missione compiuta dopo un OT miracoloso. Ed è anche per questo che lo scontro tra Joe Burrow e Patrick Mahomes sembra l’incontro generazionale che vede in AFC un florido terreno per una nuova era. Nomi come Josh Allen, Justin Herbert, Lamar Jackson sembrano destinati a creare un multiverso di sfide volte a detronizzare il giovane titano, Pat Mahomes. E noi fan di football non possiamo che gioirne.
La prima tappa - per ora - si infiamma qua, tra Cincinnati e Kansas City, per un Midwest ancora una volta protagonista per l’accesso al Super Bowl LVI di Los Angeles. Siate pronti.