Questa storia inizia in Texas. E forse non c’è davvero uno stato migliore per iniziare a raccontare di football. Il Lone Star State con la sua anima desertica e le gocciole di sudore che impregnano gli asfalti polverosi è la scenografia di una storia che parla di legami.
Legami che nascono come le radici di un albero in un terreno aspro, resistono alle intemperie, per creare un qualcosa di duraturo. Uno snodo che nasce attorno ad un anno preciso: il 1988.
Texas Background
1988 è l’anno di nascita di Matthew Stafford e di Clayton Kershaw. L’uno nato in Florida, l’altro texano nel midollo osseo. Essere coetanei è più che una coincidenza, perché vuol dire una sola cosa: avere la possibilità di incrociarsi lungo la strada. Il nostro incontro s’accende con i suoi riflettori abbaglianti appena fuori il downtown di Dallas e, come nelle migliori serie televisive americane, ha per set un’atmosfera alla Friday Night Lights - il gergo con cui si indicano le partite di football dell’high school.
Ma Matthew & Clayton intrecciano le loro storie ben prima del luccicante mondo sportivo della Highland Park.
La loro vita sembra romanzata con delle pennellate sportive: Matthew & Clayton crescono insieme. Sono bambini, le famiglie si conoscono. Giocano talvolta insieme, talvolta sono rivali: a calcio, a baseball (Stafford è stato addirittura il catcher di Kershaw), a basket. Se si recuperassero le polaroid ingiallite dal tempo, si vedrebbero due bambini sorridenti, entrambi biondi, parrebbero gemelli e invece sono solo due grandi amici.
Alla Highland Park arrivano al loro culmine nel 2006: Matthew è il prospetto QB più chiacchierato del Paese, Clayton è il prospetto pitcher più voluto del Paese. La nostra diventa - così - una storia di destini che si allontanano, di due viaggi che paiono usciti dalla penna sincera di Cormac McCarthy. I nostri si dividono: Matthew andrà in Georgia per la sua carriera al college, Clayton viene scelto dai Los Angeles Dodgers. E questo dettaglio, ricordiamocelo per più tardi.
Matthew, The Lion
Durante la sua carriera universitaria a Georgia, Matthew rispetta le altissime aspettative. Nel 2009 viene scelto alla prima assoluta del Draft NFL. Qui - ad attenderlo - non c’è una squadra qualsiasi. C’è una città intera. Ci sono i Detroit Lions che sono reduci dalla loro peggior stagione di sempre, con quell’onta ristagnante che qualsiasi squadra di football professionistico vorrebbe evitare: 0 vittorie e 16 sconfitte su 16 partite.
Per Stafford inizia quella che può ricordare un’allegoria della MoTown stessa. La franchigia che aveva avuto per un decennio (1989-1998) un talento generazionale come Barry Sanders, brancola tra le sue stesse macerie da anni. Per avere una stagione vincente bisogna risalire al 2000, da quell’annata il record è straziante: 31 vittorie e 97 sconfitte.
Una città che a causa della nefasta crisi economica scompare dalla mappa degli Stati Uniti e una squadra che sportivamente pare non aver più alcun sussulto. Ma c’è un ma, perché in quella squadra che Matthew eredita esiste un germoglio pronto a consacrarsi e si chiama Calvin Johnson, un wide receiver. Anzi è IL wide receiver moderno. Verrà soprannominato Megatron, un riferimento bionico, al suo modo di giocare che ridefinisce la fisica quantistica e mette in dubbio le leggi della robotica.
Matthew, dal suo rookie year, trova un fido compagno di battaglie dai tratti soprannaturali. E dopo un brutto infortunio che nel 2010 limita Stafford a 3 sole partite, i Lions paiono carburare: nel 2011 vanno ai playoff, Matthew è comeback player of the year con 41 touchdown lanciati, ma proprio come la città prova a rialzarsi, il processo non è semplice. Va a singhiozzo, a rilento. Ci vuole tanta forza di volontà. In questa lotta Matthew è “built strong”, pare tagliato su misura per Detroit.
I Lions ai playoff però ci arrivano solo nel 2014 e nel 2016 - ancora scossi dal ritiro improvviso di Megatron - approdano per l’ultima volta alle Wild Card. In ognuno di questi tre casi, tre sconfitte. Ed è così che il chiacchiericcio incessante del giornalismo sportivo diviene uno solo: “Ma quanto vale davvero Matthew Stafford?”. Il QB gioca sempre in modo solido, il talento cristallino ruggisce, ma i Lions rimagono sempre fermi al palo, quel motore nella Motor City non riesce proprio a ingranare con costanza le giuste marce.
Matthew, F**K Them Picks
Se Matthew fino al 2020 è un simbolo di Detroit, il suo amico Clayton lo avevamo lasciato a Los Angeles nel lontano 2006 e dopo quattordici anni lo ritroviamo ancora qui. È uno dei pitcher più forti della Major League Baseball. Veste ancora la maglia Dodgers, ha lo status di leggenda contemporanea e sta ancora inseguendo la vittoria nella World Series che sembra sfuggirgli da una vita: ne ha perse due di fila, 2017 e 2018. E nonostante i Dodgers siano sulla cresta dell’onda come i trick dei Lord di Dogtown con lo skate, a LA conta una cosa sola: vincere. Can’t win the big one, dicono di Clayton. E questo sembra applicarsi anche a Matthew.
Ma questo lo sanno bene, sempre in California, anche i Rams. Soprattutto Sean McVay & il general manager Les Snead che da anni stanno costruendo una squadra contender in National Football Conference. Entrambi sono arrivati a un passo dal trionfo, nel Super Bowl LIII prima di schiantarsi per 13-3 contro i New England Patriots. Sean e Les se la legano al dito e più di una volta il quarterback Jared Goff sale sul banco degli imputati: McVay fa di tutto per farlo funzionare nel suo sistema offensivo, ma pare proprio il tallone d’Achille della squadra. Ed è qui che prende il palcoscenico Les: la sua strategia è chiara, vuole capitalizzare la finestra vincente dei Rams. Time is now. Niente processo di costruzione via draft, bisogna assicurarsi i migliori talenti con la giusta offerta. Nasce così sui social il meme virale per sintetizzare la sua strategia: f**k them picks.
Sì al sacrificio delle scelte al draft, sì alle trade che possono portare a Los Angeles talenti come Jalen Ramsey.
California Dreaming
Spostiamoci nell’anno della pandemia. Il 2020. Nella 116esima edizione delle World Series, Clayton Kershaw corona il suo sogno. Vince finalmente il titolo MLB. I Dodgers sono campioni per la prima volta dal 1988. I Lakers di LeBron trionfano in NBA nello stesso anno. Los Angeles si sta nutrendo come non mai di successi sportivi, e non si può rimanere rinchiusi nel mondo di sogni. Bisogna essere realisti.
E se di realismo dobbiamo parlare, la data in cui cambia tutto diviene il 30 gennaio 2021: Les Snead bussa a Detroit e decide di portare Stafford a Los Angeles, perché vuol coronare il sogno di un’intera franchigia, i Rams. Clayton & Matthew si riuniscono. Quel rapporto nato in età infantile è resistito. Anni e migliaia di chilometri dal Texas. Sono entrambi nella Città degli Angeli. E ora - proprio come a Clayton - tocca a Matthew mettere fine alla narrativa del “can’t win the big one”.
Dopo il 20-17 sui 49ers è diventato campione NFC, ma questo non basta. L’appuntamento più grande è il 13 febbraio. Il Super Bowl LVI. E se anche di scommesse non ci piace parlare, su una cosa vogliamo scommettere su questo Super Bowl LVI: che lì, tra gli spalti del SoFi Stadium, ci sarà un sorridente Clayton con la maglia #9 dei Rams a fare il tifo per il suo amico di una vita, che ora è atteso alla prova più grande della sua carriera.