Altra week, altro appuntamento con la nostra rubrica. La Week 10 ha visto lo sbarco della NFL nell’Europa continentale, con la prima partita di regular season disputata in Germania, a Monaco.
L’evento è stato un successo, un esperimento ben riuscito che ha coinvolto la città e i tifosi, con la fan zone in pieno centro durante la settimana e allo stadio nel giorno della partita, con attività durate anche dopo il match, ed eventi promozionali che hanno coinvolto anche il Bayern Monaco e la Bundesliga.
Insomma, la NFL quando si muove lo fa per un motivo ben preciso e a Monaco è stato evidente, tanto che è già in cantiere la possibilità di raddoppiare gli eventi in Germania nei prossimi anni.
Ma tornando al football giocato, ecco chi sale e chi scende dopo la Week 10.
Justin Jefferson is for real
Abbiamo già il catch of the year? Abbiamo già il catch of the year.
Per il gesto tecnico, per l’importanza della ricezione, per il momento della partita. C’era tutto. E, se vogliamo, anche per l’avversaria. Perché se Justin Jefferson oggi fa le fortune dei Vikings è grazie alla trade organizzata prima del Draft 2020, quando i Bills presero Stefon Diggs sacrificando la scelta numero 22. Che Minnesota utilizzò proprio per prendere Jefferson.
Non sarebbe però corretto ridurre la partita (e la stagione) di J.J. a questa giocata: ha cominciato sin dal primo drive, nel terzo quarto è stato chiave per un field goal, e nel finale è andato vicinissimo a segnare un altro TD. Per un totale di 10 ricezioni e 193 yards.
Qualche settimana fa parlavamo di Minnesota come una potenziale “dark horse” nei playoff. I fari, invece, con questa giocata di Jefferson, si sono accesi sul serio e hanno evidenziato una squadra capace di vincere un’altra partita in volata, questa volta contro un’avversaria importante: i Bills sono una contender (anche una delle principali, almeno fino a un paio di settimane fa) e questa vittoria piazza i Vikings in testa alla NFC insieme agli Eagles.
Saturday Night Fever pt.2
Da “down” ad “up” nel giro di una settimana. Doveroso, dopo il 25-20 sui Raiders. Dopo le tante parole sulla sua assunzione, gli occhi erano tutti su Saturday e sul suo debutto sulla panchina dei Colts e un po’ (un bel po’) di credito per questo risultato lo merita.
La situazione ad Indianapolis era complicata: arrivare e vincere subito non era affatto scontato, specie in questo modo, perché di cose positive se ne sono viste. Complice il ritorno di Jonathan Taylor, i Colts sono tornati a sfruttare le corse: lo stesso WR si è reso autore di 1 TD superando le 100 yards, risultati che non otteneva dalla Week 1.
Soprattutto, è tornato in campo Matt Ryan, con una prestazione solidissima (22/28 e 222 yards di passaggio), grazie anche alla promozione di Parks Frazier al ruolo di offensive coordinator.
Certo, i Raiders, questi Raiders, non erano un ostacolo insormontabile e già domenica contro gli Eagles la musica sarà diversa, ma una vittoria è una vittoria: l’orizzonte in casa Colts appare decisamente diverso.
Respect Tua
Comunque vada, Tua fa parlare di sé. Nelle prime settimane è stato al centro di un caso molto delicato in tema concussion; oggi, invece (e per fortuna), si parla di Tua come principale candidato al titolo di MVP.
Sì perché con la prestazione di domenica contro i Browns ha pure risposto a chi considerava i Miami Dolphins Hill-centrici. Tua ha distrubuito i suoi passaggi a ben 8 ricevitori, racimolando 3 TD pass con 3 ricevitori diversi (tra cui ovviamente Hill), raggiungendo un totale di 285 yards con 25/32. Giocando con confidenza, fiducia, trascinando la squadra.
E per fortuna che solo qualche settimana qualcuno gli consigliava il ritiro: la questione concussion è definitivamente archiviata e anzi, da quella vicenda Tua è uscito alla grande, perché da allora il conto è di 10 TD e nessun intercetto.
Rendendo chiaro che questa squadra ha fortemente bisogno di lui e della sua leadership, tecnica ed emotiva. Mettendo sul tavolo una candidatura forte: per Miami nella AFC East, e per sé nella corsa al titolo di MVP.
Time is running out per i Rams
Il margine di errore si sta riducendo sempre di più per i Rams. C’era un campanello di allarme dopo la sconfitta contro i 49ers; oggi, dopo il KO contro i Cardinals, siamo quasi alla sirena dell’emergenza.
Perché ha portato la squadra di LA sul fondo della NFC West; perché ha rimesso in corsa una rivale fin qui deludente; e perché i Rams, già privi di Stafford, hanno perso pure Kupp.
E questa, probabilmente, è la notizia peggiore, al di là della sconfitta. L’assenza del quarterback ha reso la partita contro Arizona una sfida tra backup ma a rendere ancora più complicate le cose è stato l’infortunio di Cooper Kupp nel quarto periodo, con il risultato in equilibrio, rendendo i Rams incapaci da quel momento di segnare.
Non bastassero le difficoltà, Kupp sarà operato alla caviglia e dovrà star fuori per almeno un mese; potrebbe rientrare in tempo per i playoff, ma la domanda a questo punto è: riusciranno a qualificarsi i Rams?
Il record è 3-6, in una division competitiva, con 49ers e Seahawks che corrono veloci, ma soprattutto, dovendo affrontare la parte decisiva della stagione senza il loro miglior ricevitore.
Salvate il soldato Herbert
Stagione complicata in casa Chargers. La sfortuna sembra aver preso di mira la squadra di L.A., con diversi infortuni che stanno complicando il cammino della squadra di Staley, proprio in quella che doveva essere la stagione dello “step up”.
A pagarne è anche il povero Justin Herbert. È stato uno dei primi a finire giù, con la frattura alle costole rimediata nella week 2 contro i Chiefs. Ha recuperato, è pure tornato al suo (eccellente) livello: nel mentre, però, sono i suoi compagni ad essere finiti in infermeria.
Proprio i ricevitori. Mike Williams è fuori dalla week 7, mentre Keenan Allen ha giocato un totale di 45 snap in questa stagione.
Il povero Herb è finito senza i suoi target e i numeri lo stanno confermando: Justin, per quanto sia tornato a mostrare le sue giocate, è 30° per yards per giocata (6.3) e soprattutto per completi su passaggi lunghi (29%).
Un discorso a parte lo meriterebbero le chiamate di Lombardi, che certamente incidono, così come le decisioni del front office: prima della deadline si sono mossi i Chiefs e i Bills, i Dolphins hanno aggiunto Jeff Wilson, così come anche i Ravens e perfino gli Eagles hanno aggiunto pezzi.
I Chargers hanno preferito di no, “puntando”, a detta di Staley, sul ritorno degli infortunati. Sarà così proprio domenica contro i Chiefs: Williams e Allen sono tornati ad allenarsi e dovrebbero essere della partita.
Giusto in tempo, perché al netto degli alti e bassi il record dei Chargers è 5-3: recuperare due pedine importanti in questa fase cruciale può cambiare direzione alla stagione.