Nella testa di Odette il mare è calmo. Il vento ha cancellato ogni increspatura e così vittorie e infortuni, addii dolorosi e rivincite si sono intrecciati senza lasciare detriti sulla riva. Parigi potrebbe portare la ragazza romana verso un lido inesplorato, quello delle tre medaglie olimpiche. Non ci è riuscito nessuno nella storia del judo italiano: Ezio Gamba, Girolamo Giovinazzo, Emanuela Pierantozzi e Ylenia Scapin si sono fermati a due. L’appuntamento con la storia è a Champ-de-Mars, a due passi dalla Tour Eiffel. Argento a Rio de Janeiro nel 2016 e bronzo a Tokyo nel 2021. Manca solo l’oro in questo 2024 che le ha già consegnato il titolo mondiale a 33 anni di distanza dagli ultimi per l’Italia (Pierantozzi e Alessandra Giungi a Barcellona ’91). "In Brasile avevo 21 anni, fu un’avventura meravigliosa, se guardo a quella Odette mi sembra di vedere una bambina rispetto a quella di oggi, in cima al mondo. Il percorso non è stato facile. Dopo il bronzo in Giappone, strappato con tanta fatica, ho passato un periodo complicato, pieno di interrogativi. Mi ha fatto crescere perché ho imparato a conoscere i miei limiti, ad accettarli. Per questo considero Parigi come l’Olimpiade della consapevolezza e della maturità". Nell’ambiente della Nazionale tutti la considerano un modello da seguire, una sorta di capitano per gli altri dodici in gara. "Siamo tanti e ci sosteniamo a vicenda. La cosa importante che dico sempre ai miei compagni è di godersi il momento, senza farsi condizionare dalle aspettative. Stiamo tutti vivendo un sogno". Anche perché l’Olimpiade può tirare brutti scherzi, come accaduto alla 22enne Scutto al debutto ieri. "È normale temere di non farcela, ma dalla paura nascono il coraggio e la fede per crescere. Ho accettato questa sfida con me stessa e voglio vincerla, se il Signore vorrà". La fede è una parte importante della vita di Odette, che porta il nome della nonna paterna, a sua volta chiamata così in omaggio alle eroine francesi della resistenza all’occupazione nazista. "Prego tutti i giorni. Di solito a colazione apro una app sullo smartphone che mi permette di leggere un passo della Bibbia, la sera faccio la stessa cosa prima di dormire. Mi fa stare bene. Mi sento benedetta per la fortuna di esprimere attraverso lo sport l’amore per gli altri. Nel judo c’è un confronto fisico duro ma corretto, ci sono stima e amicizia tra tanti di noi, ed è anche questo un modo di mostrare la grandezza di Dio". Odette compirà 30 anni a ottobre, è cresciuta allo Sporting Club Talenti di Roma e si è avvicinata al judo grazie al fratello più grande dopo aver provato con la danza classica, la ginnastica e il nuoto. Prima dei grandi appuntamenti rifiuta di seguire il sorteggio e si isola per non farsi condizionare in alcun modo. "Preferisco non pensare alle avversarie ma concentrare le energie su me stessa". A maggio ha vinto l’oro iridato a Doha battendo una dopo l’altra il meglio della sua categoria, a cominciare da Amandine Bouchard, insomma un capolavoro. La francese avrà il sostegno del pubblico di casa e sarà una delle più temibili nella corsa al podio, insieme alla giapponese Uta Abe, sorella di Hifumi, entrambi d’oro a Tokyo. Odette conosce alla perfezione le loro qualità e il tifo dei francesi ma la sua attenzione è rivolta altrove. "Voglio ripagare la mia famiglia di quello che ha fatto, per come mi ha sempre sostenuto anche quando non ero nessuno. Il pubblico sarà caldo, ma quando tocco il tatami sono talmente concentrata che non mi rendo conto di nulla. E poi avrò mia mamma in tribuna, insieme a mio nipote Matias, basterà lei a riempire tutto il palazzetto! So già che porterà panini per tutti, come fa sempre". Dovesse riuscire a centrare la terza medaglia consecutiva in tre edizioni si brinderebbe come nelle migliori occasioni. "Non mi pongo limiti, quello che conta è il modo in cui vivi il momento. Le medaglie passano, le emozioni no".
Fonte: Gazzetta.it