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Kickboxing

Mattia Faraoni: "Contro Feger voglio stravincere. La kickboxing su DAZN? Una figata!"

Mattia Faraoni: "Contro Feger voglio stravincere. La kickboxing su DAZN? Una figata!"DAZN
A tre anni dall’ultima volta, Mattia Faraoni torna a combattere nella sua Roma per Superfights. All’Atlantico il pugile e kickboxer italiano, dopo il rinvio di febbraio, è pronto ora a sfidare Vadim “The Machine” Feger, il campione tedesco WKU e campione europeo WFMC. Ecco cosa ci ha raccontato...

Mattia Faraoni inizia il suo racconto a DAZN a poco più di una settimana dal grande evento: la super sfida contro Vadim Feger del 2 aprile . Si è appena conclusa l'ultima seduta del programma di sparring. Tradotto, il coundown è oramai quasi esaurito: da questo momento, infatti, ci sarà una riduzione dei carichi che accompagnerà il talento classe '91 di Roma al giorno X.

Mattia Faraoni

"Ormai sono abituato ad affrontare ogni fase del prematch: ho imparato a gestire questi momenti carichi di emotività a mio modo". Una mentalità sopra la media , quasi scontato dirlo per uno dei riferimenti italiani del mondo del fighting che, anche grazie a lui, sta crescendo. "Lo si vede dai numeri che fanno le palestre e dalle risposte sui social".

Ed è proprio dai social e dai suoi 121mila followers su Instagram che comincia la nostra chiaccierata...

Sei riuscito a costruire un pubblico di nicchia grazie a IG e Youtube

"E non solo. Da un paio di mesi faccio un po' di sketch anche su TikTok e mi sto divertendo veramente un sacco. Ma spazio su più fronti. Il video ironico sulla Roma post derby è solo uno degli ultimi esempi. Percepisco però l'affetto di chi mi segue e la voglia di scoprire il mio mondo ".

TikTok significa raggiungere un pubblico molto giovane...

"Col tempo ho capito che i social sono un mezzo di comunicazione fantastico che ti permette di ampliare il tuo bacino d'utenza. Su ogni social c'è un target d'età: spaziando su più fronti riesci ad avere una finestra abbastanza ampia per far conoscere lo sport ".

Da qui la collaborazione con gli youtuber Simone Cicalone e Simone Carotenuto

"In arte Sim1workout, entrambi YouTuber affermati. Io oramai è da due anni che lavoro e collaboro con loro. Sono un coprotagonista, loro fanno il grosso del lavoro. Ma con leggerezza abbiamo ottenuto bellissimi risultati".

Trovando anche spazio per parlare di tematiche sociali, come quando avete acceso i riflettori sulle periferie romane

"Con Cicalone ho iniziato a fare video di sport da combattimento. I classici tutorial che mostravano il dietro le quinte dei miei allenamenti o qualche tecnica come i calci girati, i calci a martello, ecc... Quando ha scelto di estendere le sue tematiche oltre che al fighting anche a personaggi di malavita è saltato fuori questo piccolo progetto che ci ha portato a esplorare le periferie di alcune città: non solo Roma, ma anche Napoli e Milano".

E che cosa hai provato in quei posti? Perché, in fin dei conti, avete fatto una sorta di inchieste giornalistiche

"Conosci e scopri storie straordinarie in posti delicati. Affascinante toccare in prima persona queste realtà , ma ho sentito forte l'importanza di portare alla luce queste storie ricche di significato. Quasi dimenticate . E poi il connubio Youtuber-Fighter è stato vincente Noi abbiamo un modo diverso di relazionarci con le persone. C'è il rispetto, lo sentiamo. E il nostro background ha fatto il resto. Ci siamo sempre sentiti accolti, si è sempre creato un gran feeling con le persone incontrate. C'è e ci sarà sempre stima".

Una storia che in particolare ti ha colpito?

"Ce ne sono davvero tante. A Ostia abbiamo incontrato delle realtà difficili: ricordo un signore di 80 anni, a Ostia all'Idroscalo, che mi è esploso davanti in un mare di lacrime. Abbiamo incrociato situazioni sociali davvero pesanti , di chi è saturo di difficoltà. Ma penso anche alle Vele di Scampia: un luogo di cui si era sempre parlato solo sotto il punto di vista dello spaccio, quasi dimenticandosi di mille altre problematiche che patiscono tantissime famiglie che abitano li". 

Chiudiamo la parentesi social ricordando anche che hai saputo sfruttare la tua visibilità per aiutare

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"Poco tempo fa avevo letto su Facebook, in un post di un amico, che la ragazza aveva avuto grossi problemi legati alla leucemia. Ho fatto un appello per portare più donatori possibili in ospedale: dopo poco mi hanno richiamato facendo smettere di mandare persone per la troppa affluenza. Un video che aveva fatto 100.000 visualizzazioni solo sul mio profilo. La forza di questi strumenti sta anche qui ".

Oggi sei papà di una splendida bambina. Come è cambiata la tua vita in questa nuova veste?

"Da sempre avevo sentito parlare dell'amore per i propri figli come un qualcosa di comprensibile solo nel momento in cui si diventa davvero genitori. Senza cadere in luoghi comuni, diciamo che è un qualcosa di unico . E ora che la mia piccola inizia a interagire con me ho scoperto un amore tutto nuovo. Qualcosa di magico.

Come cambia? Beh, nel senso pratico. Prima difficilmente pensavo a cosa sarebbe potuto succedere se... Ora invece sento di essere una colonna fondamentale che deve rimanere ben salda. L'ultima volta che ho guidato lo scooter, ad esempio, ho pensato "Fammi andare piano che devo pensare a lei...". Senti la responsabilità di un'altra creatura . E tanto devo alla mia splendida compagna, Alessia, che in questi anni ha passato momenti non facili perdendo l'amore smisurato di sua mamma, scomparsa per malattia, a cui voleva un bene infinito. Quindi comprendo ancora di più la potenza di questo legame. La mia famiglia è tutto. E sono fortunato ad avere lei accanto, donna eccezionale".

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La percezione del pubblico

"Siamo riusciti a portare tantissime persone che nemmeno conoscevano il mondo del fighting a bordo ring. E questo magari li ha spinti a tornare. La conoscenza di questo mondo sta crescendo . E i social hanno contribuito parecchio: se penso a quante volte con i workout o altro siamo finiti in tendenza...".

Arriviamo così all'incontro con Vadim Feger. Il 2 aprile è alle porte...

"Lui si fa chiamare "The machine". Tedesco, con doppia cittadinanza russa, si allena in Germania. Una fortuna, perché se fosse stato solo russo il match sarebbe saltato. L'ho studiato parecchio, recentemente ha fatto le selezioni di One e si è comportato molto bene. So come comportarmi ".

Mattia Faraoni

" Io ho un mio stile , vengo dal karate, uso parecchio le gambe. Sulla media e lunga distanza so far male e i miei avversari devono trovare nuove soluzioni".

Il tuo stile è chiaro, all'insegna dell'imprevidibilità...

"I miei match, se condotti bene, si assomigliano. Cerco di ricreare una linea:  confusione nell'avversario con le finte, puntare all’impredivibiltà nei colpi, disorientare chi mi sta davanti . Quando faccio un match perfetto riesco a non far emergere il mio avversario...".

Una sorta di pressing asfissiante per non farlo esprimere

"Il mio modo di lottare inusuale e variegato aiuta. Spesso i massimi stanno sui talloni, più fermi, saltellano poco. Io sono un massimo leggero, più atipico, una gazzelletta … Di primo acchitto rimangono un po’ disorientati".

Ti dedichi a due sport diversi: kickboxing e pugilato. Sapersi destreggiare su diverse discipline è più un vantaggio o uno svantaggio? 

"Ho fatto l'ultimo match di kick ormai due anni fa. Nel periodo pandemico mi sono dedicato di più al pugilato. La difficoltà non è tanto nel pratico, quanto più a livello organizzativo: avendo vinto il titolo italiano avevo altre possibilità in pugilato, ma voglio rispettare anche i miei impegni di K1. Gli impegni sono tanti ma bisogna programmare il tutto al meglio".

La tipologia di allenamenti cambia?

" Ho due team di lavori diversi . La Team Boxe Roma XI, per il lato pugilistico, una famiglia speciale. Per la kick invece lavoro con il Raini Clan. Ogni sport ha la sua specificità, che va allenata a ridosso dell'evento. Ci sono stati periodi della mia vita in cui facevo entrambe le cose. Col tempo ho imparato a organizzarmi meglio e ho capito che è bene dedicarsi a una cosa alla volta . Il focus va su quella disciplina".

Mattia Faraoni

Sarà il primo incontro su DAZN di kick: sei emozionato?

"Che figata! Sono felicissimo di questo perché si sta finalmente dando visibilità e spazio al nostro mondo. Penso al tempo speso. Su DAZN ti senti in Serie A . Spero di onorare questo momento. Ci è stata data la bici, tocca pedalare (ride, ndr)... Non voglio vincere, ma stravincere !".

Non ti chiediamo se hai pensato alla MMA perché è cosa nota. Invece, cosa ti affascina di quel mondo?

"Mi affascina lo sport in sé. Sarà che quando vivi una cultura particolare, indirettamente, ne percepisci l'influenza. Si parla di uno sport che a 360 gradi richiede una preparazione totale.

E a chi parla di "sport violento" rispondo di no . Per me è un affascinante confronto tra artisti marziali. La mia forza contro la tua resistenza mentale, la mia esplosività contro la tua velocità. Chi la spunterà? Si gioca su tanti piani. Questo nell'MMA è esaltato perché si prendono tantissime discipline e caratteristiche. Ma la capacità mentale alla fine resta l'asso".

La gestione dell'imprevisto...

"Una cosa per pochi. Penso inannzitutto all'ansia da prestazione. Io posso avere la capacità di gestire le pressioni, ma sgretolarmi quando incontro il dolore fisico o vedo il match sfuggire di mano. I più forti invece hanno anche la capacità di reagire a quei momenti di crisi sul ring. La differenza sta lì. Esistono diverse pressioni da gestire".

Manca poco all'evento. Se pensi al tuo avvicinamento a questo mondo cosa ti viene in mente?

"A 7 anni mi mandavano in piscina, ma mi ero iniziato a guardare intorno per capire cosa mi piacesse. Mio fratello, più piccolo di me, iniziò a fare karate. Andava di moda in quel momento. E alla fine sono quelle cose che cambiano la vita. Piccoli dettagli. Mio fratello è stato da ispirazione ".