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I 5 sensi di Marvin Vettori: alle radici della leggenda italiana in UFC impegnata a recuperare dall'infortunio in vista del match con Brendan Allen

Redazione
I 5 sensi di Marvin Vettori: alle radici della leggenda italiana in UFC impegnata a recuperare dall'infortunio in vista del match con Brendan AllenGetty Images
È disponibile sulla nostra piattaforma una nuova serie per gli appassionati UFC e non solo: i 5 sensi di Marvin Vettori è un viaggio attraverso sensazioni e luoghi cari al celebre fighter azzurro

Da Mezzocorona, un paesino di circa cinquemila abitanti incastonato nel Trentino, alle chiassose metropoli della California. Il tragitto è ripido e tortuoso, e richiede il massimo sacrificio d’energie, ma anche l’assoluta sintonia tra sensi. Se ti chiami Marvin Vettori, questo lo sai bene. Anzi, dopo anni di sacrifici, lo dai quasi per scontato. Diventare il migliore fighter italiano di sempre nella UFC, è una chiamata che ti sconvolge la vita: la difficoltà sta nel conciliare la visione di te stesso rispetto a quella che il mondo ha di te; sta nel sapere isolare le diverse forme del suono, all’interno dell’ottagono e fuori; sta nell’apprezzare sia il sapore della vittoria, che l’odore della sconfitta; e infine, sta nel tastare con mano la percorribilità di un sentiero e di un traguardo, rispettando sempre l’avversario.

Marvin Vettori esulta dopo aver battuto CostaGetty

Alla fine Marvin ci è riuscito: nessun altro italiano si era mai spinto così in alto nel ranking dei pesi medi UFC. Dopo il primo tentativo al titolo, ora il fighter azzurro prepara il secondo assalto. E lo fa ritirandosi nella sua terra, con i suoi diversissimi panorami, profumi, suoni, odori e texture. Solo così Marvin può conciliare i suoi sensi, tra due case – Mezzocorona e la California – che in comune hanno tutto e niente.

È da questo racconto sensoriale – intitolato “I 5 sensi di Marvin Vettori” - che il nostro gladiatore si ritaglia una sua terra di mezzo, capace di far appello al suo cuore . Alla fine, tutti i suoi sensi convergono proprio lì. Ed è proprio ascoltando il suo cuore, che Marvin ha svelato al nostro Federico Sala i segreti della sua terra e della sua realtà. “I 5 sensi di Marvin Vettori”, serie a cura di Stefano Rosso e Lorenzo Cultrera, cerca proprio di raccontare la complessità che governa le sensazioni di uno dei fighter italiani più vincenti di sempre. Non perderti i cinque episodi de "I 5 Sensi di Marvin Vettori" sulla nostra piattaforma!

I 5 sensi di Marvin Vettori

Il nostro percorso parte tra le viuzze ciottolate di Mezzocorona . Qui Marvin passa quasi inosservato: la gente lo conosce, lo ha visto crescere e lo vede ancora sotto la lente del bambino nato sotto casa. È qui che Marvin si depura dall’eccentricità di una vita a stelle e strisce: “E’ come ritornare bambino. Io sono cresciuto per queste strade, ci sono passato mille volte. Ovviamente un sacco di ricordi, mille storie. Loro si sono riuniti a vedere il mio incontro, erano tutti qua col maxischermo. Questa è casa a tutti gli effetti”.

Dove vedere I 5 Sensi di Marvin Vettori

La serie "I 5 Sensi di Marvin Vettori", a cura di Stefano Rosso e Lorenzo Cultrera, e con Federico Sala e Marvin Vettori, è disponibile sulla nostra piattaforma. Basta essere iscritti, e il contenuto è fruibile gratuitamente. Guarda i 5 Sensi di Marvin Vettori sulla nostra piattaforma!

Vettori vs Allen: dove vederlo

Il prossimo incontro di Vettori sarà contro Brendan Allen. Inizialmente previsto per il 6 aprile, è stato rinviato a causa di in infortunio accusato dall'italiano: "Ragazzi, volevo dirvelo in prima persona visto che gira tanto materiale su internet. Non combatterò il 6 aprile, mi sono infortunato. È stato un incidente piuttosto strano e non posso lottare da infortunato. Per la prima volta in carriera mi tiro indietro in vista di un incontro e, credetemi, sono il primo ad essere dispiaciuto per i miei fan e per chi non vedeva l'ora che arrivasse questo giorno. Credetemi, non posso farci niente, succede. Posso solo concentrarmi sul recupero. Farò il possibile per tornare il prima possibile, tutto questo significa tanto per me. Non mi sono mai tirato indietro ma lo dico: tornerò più forte di prima".

Capitolo 1 - Vista

“In questa zona la vista è sorprendente. Questi panorami sono una gioia per gli occhi. Osservo ciò che mi circonda e mi immergo fra le mie sensazioni. Assorbo tutto come sull’ottagono, dove le informazioni che raccolgo quando guardo il mio avversario fanno la differenza”.

Dopo un tratto di funivia, che conduce dal paese al monte, Marvin Vettori ci porta in uno dei punti più panoramici della sua zona. Lui torna a casa 3-4 volte all’anno, e appena riesce parte per correre lungo i sentieri della montagna. Il paesaggio è mozzafiato: un castello medievale scavato nella roccia, i vigneti, una vita che scorre infinite volte più lenta rispetto a quella sulle strade della west coast. È tutta una questione di vista e prospettiva, proprio come quando si combatte. “Prima di un match devi quasi metterti il paraocchi, devi restare il più concentrato possibile su quello che già sai e cercare di non fare nessun errore. E allo stesso tempo devi cercare di restare obiettivo, come se avessi un terzo occhio e vedessi il match da fuori. Per capire tutto quello che succede”.

Il terzo occhio di cui parla Marvin, è sempre allerta. Studia in continuazione, captando informazioni cruciali sull’avversario. “Guardo come si muove, come tira i pugni, i punti deboli che lui ricerca nell’avversario. Poi il linguaggio del corpo, se ha accusato qualche colpo. Io dico sempre che prima che fisico il combattimento è psicologico. È un continuo studio sia pre-match che durante il match”.

Vettori-Adesanya, UFCGetty Images

Capitolo 2 - Udito 

“Che rumore fa la felicità? Per me si divide in due suoni che diluiscono il tempo, perché vorrei non smettessero. Quello assordante della folla che circonda l’ottagono, che mi abbraccia quando annunciano il mio nome e quello della mia terra. Semplice e unico. Decibel molto diversi tra loro, che mi appartengono e si intrecciano spesso. A volte lo percepisco anche sul ring, quando la concentrazione mi isola in una dimensione tutta mia. Lo stesso effetto che solo questo posto fuori dall’ottagono riesce a restituirmi”.

Lo sgorgare di un torrente lungo il sentiero, il cinguettìo degli uccelli, il passo svelto di caprioli e camosci che lui ha sempre ammirato da lontano. Marvin ha percorso questi sentieri migliaia di volte, prima che il sogno a cui avrebbe dedicato la sua intera vita gli facesse fischiare le orecchie. A migliaia di chilometri di distanza c’è un ottagono che invoca il suo nome, e attorno ad esso altrettante migliaia di persone che ululano per il sangue.

Essendo italiano in terra americana, Marvin deve spesso convivere col ruolo di villain. E spesso il tifo fa fischiare oltremodo il suo timpano. “Nell’anticamera del cervello lo senti ovviamente, però come atleta devi anche sapere isolarti, riuscire a sentire solo quello che dice il tuo angolo. Seguire le loro istruzioni e restare concentrato sul match”.

Isolarsi da tutto e tutti, fino a sentire il peso dei propri colpi abbattersi sull’avversario: “Ti rendi conto se un calcio o un pugno è arrivato nel modo giusto anche dal suono” , spiega il 29enne azzurro.

Marvin Vettori in azione, UFCGetty Images

Capitolo 3 - Gusto

“Ogni sportivo respira aria e sacrifici. Una miscela che, come l’altitudine in montagna, più sale di livello, più la prima componente diventa rarefatta, lasciando spazio ai sacrifici. Non si scende a compromessi in questo sport. Ad ogni appuntamento ho un confine ben delineato da rispettare. Se sgarro sono fuori. Se peso anche solo un grammo più del dovuto brucio la mia opportunità. Ma il sapore della vittoria è tutto ciò che mi ricompensa”.

Quando si parla di sacrifici, quello della gola è uno dei primi che balza alla mente di Vettori: le categorie di peso della UFC sono serratissime , e la preparazione atletica è nulla senza la giusta dieta ad accompagnarla. Il metodo e la disciplina seguono un andamento scientifico ed inflessibile. Non c’è margine di trattativa. “Ogni fighter deve sempre fare il taglio del peso. Quindi io devo perdere un tot di chili ad ogni Camp per rientrare nel peso. Ormai col tempo mi sono abituato a farlo. Insomma, anche se sono tanti chili lo faccio tranquillamente”, spiega Marvin passeggiando tra i vigneti del suo paese. Se potessi chiedere un ultimo pasto prima di morire, chiederei polenta, funghi e coniglio, oppure lo spezzatino. Questi sono i miei piatti preferiti. Anche quando mi chiamano ‘polentone’ dico: ‘hai ragione va benissimo’”.

Se a tavola il senso del gusto viene volutamente inibito, sull’ottagono i sapori sono ben distinguibili: l’asprezza di sacrificio e sudore viene condita dal retrogusto dolce della vittoria: “Il traguardo è sempre andare a vincere il titolo e diventare il primo campione italiano di UFC. E poi portare la UFC in Italia , spero che riuscirò a portarlo a termine come obiettivo”.

Marvin Vettori, UFCGetty Images

Capitolo 4 - Tatto

“E’ uno sport duro, crudo e spietato. Ma la lealtà tra fighter e il rispetto restano inchiodati saldamente quanto quelli che bisogna sempre rivolgere alla montagna. Si combatte per vincere, non per far male. E ogni colpo mi avvicina un po’ di più al traguardo. È quello per cui mi alleno ogni giorno da una vita. Dedizione, costanza e consapevolezza, puntando sempre alla cima”.

Per un fighter, la coltivazione del proprio fisico è tutto. E questa coltivazione può progredire solo col passare del tempo, e soprattutto con l’affinarsi di una certa sensibilità che solo uno sport di contatto può insegnarti. “E’ come se al posto degli arti avessimo dei sensori. Come in montagna, quando sali devi stare attento a tutti i passaggi che fai”, racconta Vettori.

Lui lo sa meglio di chiunque altro: il suo corpo e i suoi colpi sono modulati dal ricorrente esercizio in palestra. Tra sparring e sprint, pesi e cardio, forza ed esplosività. Ogni aspetto merita la giusta dose d’attenzione.

Vettori-Akhmedov, UFCGetty Images

Capitolo 5 - Olfatto

“Sono tra i migliori fighter al mondo. Ma come ogni sportivo che sta raggiungendo grandi traguardi, ho imparato a riconoscere anche l’odore della sconfitta. Ben distinto da quello che mi circonda quando torno qui. È il profumo di casa. Dell’aria fresca della natura. Ma anche dei sacrifici, degli allenamenti, della palestra quando uscivo ogni giorno da scuola. Sono questi i profumi di casa che custodisco con me in ogni angolo del mondo”.

Dalla quiete di casa al caos multisensoriale della gabbia. In entrambi gli ecosistemi bisogna saper gestire magistralmente i propri istinti. L’olfatto, per Marvin, è uno dei sensi più importanti. Perché collega e allo stesso tempo distingue le diverse realtà dentro e fuori da lui. “ Ci sono delle sensazioni che sicuramente mi ricordano la gabbia e quelle sensazioni che mi riportano a quelle serate lì, in cui ci sono tutti gli spettatori fuori dalla gabbia. Anche quando visualizzo, provo ad immaginarmi tutto quanto, comprese le sensazioni non solo visive. Di odori mi immagino quelli in spogliatoio, quando ti fasciano.”

Tra gli odori che Vettori ha imparato a distinguere, inevitabilmente c’è anche quello della sconfitta: ”Quando salgo ho solo un’idea, che è quella di vincere. Però dopo, quando sono sotto la doccia, ammaccato e deluso da me stesso perché non sono riuscito a portare a termine la missione, sicuramente la sconfitta so che sapore ha. E anche che odore ha. Però col tempo e con la maturità capisci cosa fare della sconfitta. Alla fine la vedo sempre come un punto di partenza. All’inizio la vedevo un po’ come il rompersi del mio sogno, invece adesso mi sono creato una bella pellaccia dura”.

Vettori-Adesanya 1, UFCGetty Images

Il sesto senso di Marvin Vettori

Il senso più importante di tutti però, è quello legato all’innata magia dell’istinto. Il famoso sesto senso. Gliel’ha insegnato l’ottagono, o più in generale il suo percorso di vita: “Mi è successo tante volte di capire che avrei vinto quel match o che avrei fatto la scelta giusta attraverso anche sensazioni che non erano tangibili. Il sesto senso è una cosa importante nella vita, va sviluppata”.

E forse, in cuor suo, Marvin sa già di essere destinato ad imprese ancora più grandi di quelle vissute fino ad oggi: “Se la gente vedesse quanto io lavoro duro, direbbe che è quasi dovuto che io vinca un titolo. Me lo sentirò come qualcosa che mi sono guadagnato fino all’ultimo centesimo”.