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F1, ecco come la McLaren ha recuperato più di un secondo al giro alla Red Bull

Paolo Filisetti
F1, ecco come la McLaren ha recuperato più di un secondo al giro alla Red BullN/A
La scuderia di Norris e Piastri, guidata dall'italiano Stella, raccoglie i frutti dell'aver costruito una monoposto che garantiva ampi spazi di manovra ai progettisti

Il GP di Singapore, ha ancora una volta di più mostrato una McLaren MCL38 dominante. La vettura del team di Woking, in alcuni momenti della gara ha permesso a Norris di creare un vantaggio di circa 30 secondi nei confronti di Max Verstappen. La lotta per il titolo è diventata un affare tra Red Bull e McLaren, sia a livello del titolo costruttori, sia per quello piloti. Osservando dall’esterno come la stagione si è sviluppata, può apparire singolare come una monoposto non competitiva in Bahrain come la MCL38, nei fatti separata da circa 50 secondi dalla RB20 di Verstappen a fine gara a Sakhir, possa aver ribaltato la situazione, con un incremento prestazionale relativo, di oltre un secondo al giro. Abbiamo appunto scritto incremento prestazionale relativo, perché nei fatti è generato dalle prestazioni della MCL38 e della RB20, dunque, applicando la regola dei vasi comunicanti, le prestazioni dell’una, o per meglio dire le cattive prestazioni dell’altra incidono rispettivamente sull’ampiezza della forbice tra le due monoposto. In sostanza, sebbene sia corretto parlare di un ampio balzo prestazionale per la McLaren, è stato in effetti amplificato dai problemi emersi sulla RB20 dal GP di Miami in poi.

Concentrandosi esclusivamente sulle performance della MCL38 vale la pena scendere nel dettaglio per capire, come sia stato possibile fare progredire così tanto questa vettura. Si potrebbe dire che la MCL38 abbia avuto un’evoluzione positiva poiché non ha mai abbandonato i principi ispiratori del suo progetto. Intendiamo dire e ciò può in parte rappresentare un paradosso, che la MCL38, nata sulle basi della MCL60 evoluta nella seconda parte di stagione 2023, seguisse in modo molto deciso quelli che erano stati i principi ispiratori della RB18 e della RB19. Sia a livello di layout delle sospensioni, sia di concetto aerodinamico del fondo, ma anche di concetto aerodinamico superiore, caratterizzato da un profondo canale tra fondo e fiancate. La RB20, per contro, potremmo dire non solo che abbia estremizzato questi concetti, ma che li abbia profondamente stravolti. Il bilanciamento della RB19 era dato non solo dall’equilibrio aerodinamico, ma anche dalla risposta delle sospensioni alle variazioni di altezza da terra, che erano fortemente attenuate. Anche la disposizione degli organi interni, ci riferiamo essenzialmente al packaging dell’impianto di raffreddamento, ha giocato un ruolo fondamentale, impedendo sulla RB20 un’evoluzione aerodinamica che non influenzasse negativamente il suo bilanciamento.

La dimostrazione più palese di questa affermazione è stata data proprio dall’adozione di una carrozzeria specifica per circuiti da alto carico e caratterizzati da velocità medie molto basse. Si è trattato di una soluzione scelta per risolvere problemi di insufficiente scambio termico garantito dai radiatori della PU, che non aveva alcuna finalità prestazionale, ma meramente di affidabilità. Anche per questo motivo, parte delle risorse progettuali, a livello di sviluppo aerodinamico, sono state utilizzate, in quella direzione. Era più importante evitare problemi di affidabilità, pensando dopo le prime cinque gare che incrementare le prestazioni non fosse una priorità poiché erano, almeno all’epoca, soddisfacenti. Ma in realtà, l’evoluzione dei rivali, non solo quella della McLaren, ha mostrato come tale teorema avesse un vulnus intrinseco. Intendiamo dire che le prestazioni di inizio stagione, non potevano essere considerate un vantaggio duraturo, nonostante ciò avesse costituito in sede progettuale, la ragione alla base delle scelte radicali fatte nella concezione della RB20.

In sostanza, la McLaren, non ha fatto altro che sviluppare in modo ragionato una monoposto che garantiva ampi spazi di manovra ai progettisti, con una curva di sviluppo ancora ampia. In Red Bull, invece, le scelte radicali, hanno ristretto lo spazio di manovra entro cui far evolvere sia aerodinamicamente sia a livello dinamico la RB20. Ritrovarne il bilanciamento, è una sfida che i tecnici Red Bull hanno intrapreso relativamente da poco tempo. In pratica dal GP di Ungheria, quando è parso evidente che anche per Verstappen non fosse più possibile sopperire ai deficit della vettura per vincere. Ad Austin il team di Milton Keynes è previsto introduca ampie modifiche sulla RB20 per consentire al pilota olandese di gestire il vantaggio su Norris sino ad Abu Dhabi. Il successo di questo tentativo estremo, pare tutt’altro che scontato.

Fonte: Gazzetta.it