Error code: %{errorCode}

Motori

Fantasia e solidità: il trionfo di Leclerc a Monza può cambiare tutto

Gianluca Gasparini
Fantasia e solidità: il trionfo di Leclerc a Monza può cambiare tuttoN/A
Charles ha vinto una delle gare più importanti della stagione in un momento difficile per la Ferrari, regalando fiducia in vista del 2025. E con Hamilton...

Ci sono giornate uniche, in cui ti svegli pensando a quanto sarebbe bello regalare a te stesso, e a milioni di tifosi, un pomeriggio di felicità. In cui, con una magia che nessuno poteva immaginare, parti da un’idea un po’ folle e riesci ad accarezzarla e coltivarla con grinta e altrettanta delicatezza. In cui ti accorgi un po’ alla volta che quel pensiero sta diventando, con i giri che passano, sempre più concreto, mentre insieme a te pian piano se ne rende conto tutta la gente vestita di rosso che riempie le tribune, che inizia a farsi sentire sempre di più, sempre più forte. Giornate in cui ti è concesso di commuoverti perché è successo davvero, perché sei stato capace di un’impresa che nessuno si aspettava e, forse proprio per questo, ha un sapore speciale.

Charles Leclerc a Monza aveva già vinto, godendosi il podio affacciato sulla “marea rossa” dei tifosi del Cavallino, le foto, gli abbracci e le facili promesse di un futuro da campionissimo. Ma in quel 2019 aveva esultato da “ragazzino terribile”, appena arrivato in Ferrari e accompagnato dall’incoscienza di chi non aveva niente da perdere. Stavolta ha trionfato in maniera molto più consapevole, con una scelta strategica che richiedeva fantasia e coraggio nel concepirla (insieme ai suoi ingegneri) ma non poteva prescindere da un pilota di alto livello, capace di renderla concreta e vincente con lucidità e una superba gestione delle gomme. Soprattutto il monegasco ha riconquistato Monza in un momento della stagione, della sua carriera, e anche della Ferrari stessa, importantissimo. Lui e la rossa, da Montecarlo in avanti, mentre la Red Bull vedeva il suo dominio eclissarsi, hanno assistito alla clamorosa crescita della McLaren e alla resurrezione della Mercedes recitando da comprimari o quasi, con tutte le ombre che questa mediocrità stava allungando sul futuro. E in aggiunta, per Charles, con l’imminente e ingombrante arrivo di Lewis Hamilton come compagno di squadra al posto di Carlos Sainz.

Il colpo di ieri raddrizza la situazione, almeno a livello psicologico, e riporta un po’ di sole sul 2025 di scuderia e pilota. Aiuta anche il team principal Fred Vasseur, cui serviva un giorno così. Il successo nel GP d’Italia vale una tappa, questo va ribadito: dalla Ferrari ci si aspetta che lotti per un Mondiale che manca, per i piloti, dal 2007 e per i costruttori dall’anno seguente. Un’eternità. Con Hamilton e un Leclerc così, si può dire senza alcun dubbio che a livello piloti ci siamo. Lewis non è un sette volte iridato per caso, oltre al talento sa come si guida una squadra. Charles è veloce, la presenza dell’inglese lo farà maturare ulteriormente aiutandolo a superare i momenti di incostanza. Serve la monoposto, che dev’essere migliore e più continua della SF-24. E per la monoposto servono i tecnici: se davvero il genio Newey è scappato di mano, un filo di preoccupazione rimane. Ma sono giornate come quella del GP d’Italia che riportano la fiducia necessaria a Maranello, che dimostrano che anche oggi lì ci sono tecnici all’altezza.

Quello di Monza non è il circuito più probante del Mondiale, per la parte di stagione che ancora manca non è il caso di illudersi troppo. Però da un successo si possono capire tante cose, anche il modo in cui si può indirizzare lo sviluppo di una vettura o il valore di una strategia diversa da quella scontata e adottata da tutti gli altri. Segnali buoni, su cui costruire senza paura. Crederci è fondamentale. Una nota finale, in chiave campionato. Monza ieri ha confermato tutti i difetti filosofici della McLaren di fronte a un Mondiale che si può e - visto il valore attuale della propria monoposto e i guai della Red Bull - forse si deve vincere. Da mesi la squadra pasticcia, senza sfruttare le occasioni che le capitano in sequenza. Vedere Piastri infilare Norris al primo giro (facendogli perdere la posizione anche su Leclerc) e non lasciargli il secondo posto nel corso dell’ultima tornata è un esempio di autolesionismo davvero da primato. Gli ordini di scuderia sono spiacevoli da imporre, ma perdere titoli che si possono conquistare è sicuramente molto peggio.

Fonte: Gazzetta.it