Velocità elevatissime, sorpassi, strategie, contatti spettacolari, nervi saldi. Tutto questo è la IndyCar Series, che puoi goderti su DAZN per uno spettacolo senza pari.
Cos’è l’IndyCar Series
L’IndyCar Series è il maggiore campionato automobilistico statunitense per vetture a ruote scoperte.
La storia dell’IndyCar Series
La storia di questo campionato è ricca di colpi di scena, polemiche, conflitti che hanno portato all’avvicendamento di diversi enti organizzatori del principale campionato a ruote scoperte.
Le origini dell’IndyCar
Nel 1905 l’American Automobile Association organizzò il primo campionato automobilistico del continente americano, vinto da Barney Oldfield. Dal 1906 al 1915 non fu riconosciuto alcun campionato ufficiale, ma si tennero comunque diverse gare.
Le corse durante le guerre
Durante la prima guerra mondiale, il campionato americano di corse automobilistiche fu sospeso, ma le gare proseguirono normalmente.
Nonostante la crisi economica, nel 1920 il campionato riprese ufficialmente. Per tutto il 1922 e di nuovo dal 1930 al 1937, le auto erano a due posti, uno per il pilota e uno per il suo tecnico.
Durante la seconda guerra mondiale, poco dopo l’attacco di Pearl Harbor, tutte le corse furono sospese fino al termine del conflitto: dal 1942 al 1945 non si tennero eventi, banditi dal governo statunitense a causa del razionamento. Le corse ripresero a pieno regime nel 1946.
L’era USAC
Dopo una serie di incidenti mortali verificatisi durante le gare (quello di Vukovich a Indianapolis e il disastro di Le Mans del 1955, che provocò 84 vittime e 120 feriti, rendendolo l'incidente più grave nella storia dell'automobilismo), l’American Automobile Association lasciò il campionato e il suo posto venne preso dallo United States Auto Club (USAC), fondato dall'allora proprietario dell'Indianapolis Motor Speedway, Tony Hulman.
Il cambio ai vertici aumentò la popolarità del campionato, con le gare che si correvano sui tracciati tradizionali degli ovali asfaltati e di quelli sterrati.
Negli anni '60, piloti e proprietari di scuderie con un background di corse su strada, sia americani che stranieri, iniziarono a insinuarsi nel campionato: tecnologia, velocità e soprattutto costi aumentarono rapidamente. Il campionato continuò a essere dominato da piste ovali, ma vennero aggiunte anche alcune gare su strada per accontentare i nuovi arrivati. I tracciati sterrati vennero poi eliminati dopo il 1970.
Durante gli anni '70, i costi di gestione sempre più alti spinsero alcuni storici team ad abbandonare. Gli eventi al di fuori della gara di Indianapolis soffrivano di scarsa partecipazione e scarsa promozione e così le frizioni tra i team e la direzione dell'USAC aumentarono.
Verso la fine del decennio, il crescente dissenso spinse diversi team a considerare la creazione di un nuovo organo per condurre le gare. Due eventi accelerarono questo processo: Tony Hulman morì nell'autunno del 1977. Pochi mesi dopo, otto importanti dirigenti dell'USAC morirono in un incidente aereo.
La nascita del CART
Alla fine del 1978, la maggior parte dei team esistenti fondò il Championship Auto Racing Teams (CART): c'erano quindi due campionati nazionali. La 500 miglia di Indianapolis rimase sotto l’USAC, ma le migliori squadre si allearono al CART, che divenne rapidamente il campionato nazionale più prestigioso.
Nel 1980 USAC e CART formarono un nuovo organo per gestire congiuntamente il campionato nazionale, la Championship Racing League (CRL), ma la direzione del circuito di Indianapolis non amava l'idea. L'USAC si ritirò così dall'accordo e quell’anno sia CART che USAC assegnarono titoli di campionati nazionali separati, vinti entrambi da Johnny Rutherford.
L’USAC perse anche la 500 miglia di Indianapolis, ritirandosì così definitivamente dalle corse automobilistiche.
La creazione dell’IRL
Nel 1996, Tony George – allora proprietario della Indianapolis Motor Speedway – fondò la Indy Racing League (IRL), in competizione con il CART. Sarebbe esistito come un campionato separato e avrebbe sfruttato la fama della 500 miglia di Indianapolis. Dopo che i 25 team partecipanti alle gare IRL avrebbero ottenuto la qualificazione automatica alla gara, i team CART boicottarono l'Indy 500 del 1996.
Dal 1997 in poi, l’IndyCar ha subito una serie di modifiche. Per prima cosa venne cambiato il regolamento tecnico, con l’introduzione di nuovi motori aspirati e nuovi telai.
Dopo aver perso costantemente squadre, piloti e sponsor, e dopo una serie di importanti battute d'arresto finanziarie, il CART dichiarò bancarotta nel 2003, ma continuò ad esistere con il nome di Champ Car. L'IRL assunse il soprannome di IndyCar Series e iniziò lentamente ad affermarsi come il più importante circuito del campionato nazionale. Nel 2005, furono introdotti i tracciati stradali nella competizione: fino a quel momento, infatti, tutto si svolgeva su tracciati ovali.
L'IndyCar oggi
Nel 2008 la Champ Car venne assorbita dall'IRL, creando un campionato unificato per la prima volta dal 1978 con il nome di IndyCar Series. Nel 2011, L’IRL divenne definitivamente IndyCar. Nel 2019, il campionato è stato acquistato da Roger Penske, proprietario dell'omonimo team.
Regolamento
Tutte le auto sono uguali e il telaio è costruito dal marchio italiano Dallara. I motori, prodotti da Honda o Chevrolet, sono V6 turbo da 2.2 litri e sviluppano una potenza di circa 700 cavalli.
Assegnazione dei punti
I punti sono assegnati a tutti i piloti in gara: al 1° vanno 50 punti mentre al 25° ne vanno 5. Ci sono però delle eccezioni nell’assegnazione dei punti validi per il campionato:
- Punti doppi alla 500 Miglia di Indianapolis;
- La sostituzione del motore comporta la perdita di 10 punti nella classifica piloti e nella classifica costruttori;
- Per le qualifiche della 500 Miglia di Indianapolis vengono assegnati punti per la classifica costruttori e per la classifica piloti in base ai risultati delle qualifiche finali Il costruttore e il pilota più veloce in qualifica riceve 9 punti, il secondo più veloce riceve 8 punti e i punti assegnati diminuiranno di un punto fino al nono più veloce (1 punto).
Statistiche e record
La leggenda di questo sport è il texano Anthony Joseph Foyt, che tra il 1960 e il 1979 vinse sette campionati, nessuno meglio di lui. Foyt detiene anche il record di vittorie in carriera USAC (159) e il record di vittorie in carriera nel campionato americano (67). È inoltre l'unico pilota ad aver vinto la 500 Miglia di Indianapolis, la Daytona 500, la 24 Ore di Daytona e la 24 Ore di Le Mans. Infine, Foyt, insieme a Unser, Mears e Castroneves detiene il primato di vittorie della 500 miglia di Indianapolis (4).
Nel 1972, il britannico Graham Hill stabilì un record al momento mai eguagliato: è l’unico pilota a detenere le Tre Corone (vittoria alla 500 miglia di Indianapolis, al GP di Montecarlo ed alla 24 ore di Le Mans).
L’”olandese volante” Arie Luyendyk fece segnare nel 1996 il record di velocità media sul giro singolo: 382,15km/h.
Le gare memorabili
La 500 miglia di Indianapolis del 1911 rimarrà nella storia oltre che per essere la prima edizione della gara anche perchè portò un progresso significativo nel mondo delle automobili. Mentre tutti gli altri iscritti salivano in due sull’auto, in modo che uno desse uno sguardo alle altre vetture in gara, Ray Harroun, a bordo di una piccola Marmon-Wasp, montò uno specchio che gli consentì di guardare le auto dietro di lui: nacque così lo specchietto retrovisore. In questo modo risparmiò il peso di un’altra persona a bordo e vinse.
Nel 1965 Jim Clark rimase in testa per 189 dei 200 giri previsti, e vinse. Erano previsti 150 dollari in premio al pilota in testa ad ogni giro. Clark dopo la gara disse: “Che bello, era come giocare con un registratore di cassa. Io facevo un giro e quello click, 150 dollari, poi click, altri 150 dollari”.
Una delle vittorie spettacolari più recenti si è vista nel 2016 sempre a Indianapolis, quando Alexander Rossi completò gli ultimi 3km senza benzina, con una strategia calcolata in modo perfetto per arrivare al traguardo facendo un rifornimento in meno.