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Red Bull, che succede? Sospensioni, assetti, simulatore: i dubbi del team dopo gli ultimi 3 GP

Salvo Sardina
Red Bull, che succede? Sospensioni, assetti, simulatore: i dubbi del team dopo gli ultimi 3 GPN/A
Una vittoria in tre gare sarebbe un risultato discreto per tutte le scuderie di F1, ma non per la Red Bull, che dal 2022 ci ha abituati a ben altri tipi di record. Eppure da qualche settimana la RB20 non domina più e anzi fatica nella lotta con Ferrari e McLaren

Prima la vittoria di Lando Norris a Miami, propiziata dall’ingresso della Safety Car nel momento giusto. Poi le difficoltà patite in tutto il fine settimana di Imola, solo in parte mascherate dalla pole position, che Verstappen ha raccolto anche con l’aiuto dell’amico Hulkenberg, e dal successo con soli 7 decimi di margine sul secondo. Infine il weekend nero di Montecarlo, concluso con un deludente e frustrante sesto posto per Super Max e con un amaro ritiro di Perez, coinvolto nella carambola al via dopo essere stato eliminato al primo turno in qualifica. Insomma, il bilancio di una sola vittoria – peraltro decisamente sofferta – nelle ultime tre gare è tutt’altro che in linea con il dominio schiacciante a cui la Red Bull ci ha abituati da un paio di stagioni a questa parte.

E quindi: che succede alla scuderia campione del mondo in carica? Si può davvero parlare di un Mondiale riaperto?  Il problema principale sembra essere relativo allo schema sospensivo, che è sempre stato uno dei maggiori punti di forza delle astronavi Red Bull che hanno sgominato la concorrenza sin dall’inizio dell’era della Formula 1 a effetto suolo. L’assetto scelto è sempre stato tendenzialmente molto rigido, allo scopo di tenere costante l’altezza da terra facendo funzionare al meglio i condotti venturi disegnati da Adrian Newey sul fondo della macchina, con la controindicazione di sacrificare un po’ di velocità sulle piste che presentano pochi curvoni ma tanti cordoli e avvallamenti sull’asfalto (come Montecarlo o Singapore). Un deficit che però fin qui è stato nascosto piuttosto bene, vuoi perché il vantaggio tecnico sugli inseguitori è sempre stato enorme, vuoi perché il calendario del Mondiale F1 presenta pochi circuiti con quelle caratteristiche sfavorevoli.

La soluzione al problema, del resto, non è immediata come rivelato dallo stesso Verstappen dopo il GP Monaco: “Sappiamo che alcune piste non si sposano bene con la nostra macchina al momento, ma la cosa positiva di questo weekend è che ha davvero evidenziato chiaramente le nostre debolezze, che era quello che ci serviva per capire su cosa lavorare. Un fine settimana negativo non decide chi sarà campione, ma sappiamo anche che per vincere il titolo bisogna andare forte con una certa consistenza. A Montecarlo semplicemente non meritavamo di essere sul podio e adesso la priorità numero uno sarà capire qual è il problema, visto che non lo sappiamo ancora con certezza”.  Dichiarazioni per certi versi persino allarmanti per i tifosi del pilota olandese, che già al sabato dopo le qualifiche si era mostrato particolarmente insoddisfatto del comportamento della RB20: “Abbiamo un problema fondamentale che non può essere risolto velocemente intervenendo sugli ammortizzatori. Onestamente, sembra quasi di guidare un go-kart senza sospensioni. Ma abbiamo avuto un avvio al vertice con le nostre macchine, per cui non era un problema così evidente. Ma adesso che tutti si stanno avvicinando, allora otterremo i risultati di questo weekend se non risolveremo i nostri punti deboli”.

Come già mostrato dalla sofferenza di Verstappen tra Miami e Imola, la situazione insomma è adesso più critica a causa del fatto che McLaren e Ferrari sono riuscite a colmare buona parte del gap.  E chissà che non possa essere proprio la sensibilità di guida di Verstappen ad aiutare la Red Bull a venire a capo delle difficoltà con i prossimi aggiornamenti tecnici. Questa è quantomeno la speranza del team principal Christian Horner, che al termine del GP ha spiegato come Max stia collaborando con i progettisti per capire quali strade intraprendere per risolvere le difficoltà: “Tutti quanti siamo concentrati, ci sono stati ottimi meeting e Max sta dando una grande mano alla squadra passando del tempo con gli ingegneri anche alla sera. Non abbiamo la bacchetta magica per trovare la soluzione, ma dobbiamo lavorare sodo per comprendere il problema. Però non è che all’improvviso abbiamo una macchina lenta. Adesso andremo a Montreal, a Barcellona, in Austria e a Silverstone, e vedremo dopo queste gare quali saranno state le nostre prestazioni. Il Mondiale F1 è una maratona, non una gara sprint e noi siamo comunque al comando di entrambe le classifiche”.

Oltre alla questione delle sospensioni e, in generale, della particolare rigidezza delle Red Bull degli ultimi anni, ai microfoni di Sky Germania Helmut Marko ha puntato il dito anche contro il simulatore di Milton Keynes, che non starebbe dando le risposte che gli ingegneri cercano: “Per usare le parole di Max, la macchina salta come un canguro qui, ma lo avevamo già visto a Miami e in parte a Imola. Dobbiamo essere sicuri che, quando torneremo a correre su circuiti veri come quello di Barcellona, allora ritroveremo la nostra solita forma. Il problema di base però è che non sta funzionando la correlazione tra il simulatore e i dati della pista. Al simulatore, i nostri piloti saltano sui cordoli senza nessun problema”.

Fonte: Gazzetta.it