Da quando è campione dei 100 dorso con record del mondo, Thomas Ceccon ha risposto, anzi ha sopportato decine di centinaia di domande dei giornalisti sul come mai i baffi, perché quella smorfia guardando il tempo, perché non hai esultato per l’oro, come mai voi ventenni sembrate così presuntuosi, se ti senti un ribelle eccetera, eccetera, eccetera.
Lui per un mese ha risposto che “i baffi del primato” non se li sarebbe più tagliati e poi se li è tagliati. Ha fatto bene, anche se i baffi gli donavano e visto che in molti lo confrontano invano a Phelps, almeno s’era dato un tono alla Spitz, naturalmente vintage.
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Polivalente come quei due americani, che insieme hanno vinto 32 ori olimpici, Thomas Ceccon bada al sodo se si nuota ed è davvero l’unica cosa che conta nella carriera nascente di un giovane atleta, nato a Thiene il 27 gennaio 2001, medaglia d’argento della staffetta 4x100 stile libero e di bronzo nella mista dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, campione del mondo dei 100 dorso e della staffetta mista di Budapest 2022.
Un anno di risultati straordinari e poco tempo per voltare pagina, per essere libero di non pensare. Per cercare il giusto senso da attribuire al suo nuovo posto di lavoro: l’acqua del Foro Italico.
«Non riesco mai godermi le vittorie e vale anche per i Mondiali, anzi la conquista di grandi obiettivi m’esorta solo a far più fatica. È stato un periodo intenso in cui ho cercato di archiviare presto il record del mondo. Ho trascorso molti giorni ad allenarmi a Tenerife e preferito guardare avanti, al futuro molto prossimo degli Europei di Roma, invece che al recente passato dei Mondiali di Budapest. Così ho deciso che solo in vacanza avrò modo di far decantare quanto avrò fatto nuotando d’estate».
Ecco, a Ceccon piace parlare di nuoto e lo dice forte e chiaro che essere campioni del mondo dei 100 dorso dopo trentatré anni di primati statunitensi (fatta eccezione per una “settimana mediterranea” nel 2009) non fa degli Europei una specie di formalità. Anzi, il picco di forma di un atleta non può essere lo stesso un mese e venti giorni dopo, perché i cicli d’allenamento per raggiungerlo richiedono molto più tempo e non solo un breve intervallo sotto carico.
«Lo so, è facile pensare che a Roma vincerò facilmente i 100 dorso, visto che ai Mondiali ho battuto due statunitensi (l’ex primatista mondiale Ryan Murphy e Hunter Armstrong, ndr), però il francese Yohann Ndoye Brouard è un avversario notevole e il giovane polacco Ksawery Masiuk, che è classe 2004, mi ha preceduto nei 50 e sta nuotando in crescita esponenziale.
Inoltre, al Foro Italico sarà l’ultima gara internazionale dell’anno e da tradizione va oltre gli schermi: tutti in vasca per dare un senso alla stagione, chiudendo in bellezza. Da Budapest a Roma, sono due gare molto ravvicinate come forse non era mai accaduto nel nuoto, quindi non mancheranno certe incognite, legate anche a uno stato di forma che sarà per tutti, nessuno escluso, piuttosto differente».
Vittorio Avondo (DAO)
Alto, magro, Thomas Ceccon ha i capelli lunghi e il fascino spontaneo di chi dice quel che pensa. Può sembrare diverso, ma no di certo per un senso d’inappartenenza, anzi la sua staffetta mista di gioventù dorata - con Nicolò Martinenghi a rana, Federico Burdisso a farfalla e Alessandro Miressi a stile libero - è un «gioco serio» d’unione e completezza:
«Ci conosciamo da sempre, abbiamo imparato a limare i nostri punti deboli e corrisponderci, valorizzando reciprocamente le nostre qualità. E quando Dressel s’è ritirato dai Mondiali, ci siam detti: “OK, se non vinciamo a ‘sto giro, non vinciamo più”. Per me è un po’ diverso, perché partendo per primo, dalla mia prospettiva a dorso, è come se fosse una gara individuale. Poi si esce dall’acqua e si tifa… E Tete, Burdi e Mire sono stati grandiosi».
Senza Peaty e con poco Dressel, i Mondiali di nuoto, che non si disputavano da tre anni, hanno varcato le porte del cambio generazionale: «Oltre a Masiuk, che davvero “mi romperà” parecchio nei prossimi anni e sarà una concorrenza davvero motivante, mi ha impressionato molto il romeno David Popovici, che ha diciassette anni ed è già chiaro che diventerà un fenomeno. E poi c’è il francese Léon Marchand, che è un altro giovanissimo e ha vinto 200 e 400 misti.
Astri nascenti e multiformi, talenti sempre più eclettici come accade nel nuovo ciclismo, loro sono il futuro del nuoto e il primatista Ceccon vorrà alzare l’asticella:
«Agli Europei dovrei aggiungere i 100 stile ai 50 e 100 dorso e 50 delfino: quattro gare che, moltiplicate per batterie e finali, fanno dodici e aggiunte alle staffette, sono il massimo ch’io possa fare. Anzi, a Roma la finale dei 100 dorso è stata messa in programma l’ultimo pomeriggio insieme alla staffetta mista».
Vittorio Avondo
E laggiù in fondo c’è un nuovo orizzonte olimpico d’abitare:
«Non ci saranno termini di paragone fra Tokyo 2020 e Parigi 2024. Oggi gareggio da favorito in qualsiasi gara e non più da outsider. E poi ai Giochi si va per vincere e basta: non per fare il tempo. È presto per pensarci e c’è già poco tempo per prepararsi: il primo anno del triennio l’avremo speso fra Mondiali ed Europei. Da settembre in poi sarò sempre più sotto pressione». Una pressione di pensieri dolci e meravigliosi. Saranno loro a sollevarlo in acqua.
Gian Mattia d’Alberto, LaPresse