In Italia la pista è un cuore ovale che batte ancora in un luogo sacro, il Velodromo Vigorelli di Milano dove nove corridori, da Giuseppe Olmo a Fausto Coppi, fissarono il primato dell’Ora per ventitré anni fino alla Seconda Guerra. Dove i Beatles suonarono il loro unico concerto italiano il 2 giugno 1965.
Una vita dopo dall’altra parte del mondo, sulla pista in pino siberiano del velodromo olimpico di Izu, il ciclismo è diventato un’altra cosa, fatto di bici cosmiche e muscoli volitivi, profili alti, protesi in carbonio, studi posturali, resistenze aerodinamiche, fisica quantistica.
TRENO GANNA: ALL’INSEGUIMENTO DELL’ORO DI TOKYO
Una vita dopo a Tokyo 2020, in una branchia del ciclismo dal sapore antico con esiti modernissimi, il quartetto italiano dell’Inseguimento a squadre ha vinto la medaglia d’oro: un treno in corsa di tre vagoni chiamati Simone Consonni, Jonathan Milan e Francesco Lamon, che sfrecciano per quattro chilometri a 65 orari su curve inclinate di 45 gradi.
È un treno trainato dalla locomotiva Ganna che vince la medaglia d’oro olimpica, fissando il nuovo record del mondo in 3’42”032. Un treno che batte l’invincibile Danimarca e da un sentimento d’ammirazione di nicchia, si trasforma in qualcosa di pubblico e definitivamente esemplare. Si chiama Filippo Ganna il pistard più forte del pianeta.
CAMPIONE SU PISTA E DI STRADA
Di questa disciplina di assoluto spessore tecnico (ed estetico), Filippo Ganna, nato sul lago di Verbania il 25 luglio 1996, è iridato in carica d’inseguimento individuale, che purtroppo non è disciplina olimpica: 4 volte campione del mondo come Hugh Porter e più di Sir Bradley Wiggins maestri inglesi.
Prima della classe nello studio ovale, giovane artista della bici che tinge d’azzurro traguardi all’aria aperta. Nei cento giorni di ciclismo 2020 che hanno seguito la pandemia, Filippo Ganna ha vinto su strada 6 crono su sette e la più importante ai Mondiali di Imola, primo iridato italiano a cronometro. Ha vinto 4 tappe al Giro d’Italia, di cui una in fuga per le strade bagnate della Sila, e ha vestito la prima maglia rosa bissata quest’anno, vincendo la prima e ultima tappa, sempre contro il tempo, a Torino e Milano.
3’42”032 D’EFFETTO GANNA: L'ORA D'ORO
Nel suo nome, ma senza vincoli di parentela, riecheggia quello di Luigi Ganna, il Re del fango, che nel 1909 vinse la Milano-Sanremo e il primo Giro d’Italia, pedalando per novanta ore in otto tappe e concedendosi infine ai cronisti con un laconico «Me brüsa tant 'l cü».
Vero che Filippo vinse a inizio carriera la Parigi-Roubaix Espoirs nel fango del pavé, ma ricorda di più un certo Francesco Moser che, oltre al titolo mondiale nell'inseguimento (1976), fissò il record dell’Ora nel 1984 a Città del Messico, nello stesso velodromo in cui, prima d’oggi, erano saliti gli ultimi italiani medagliati nell’inseguimento: Bosisio, Chemello, Roncaglia e Morbiato bronzi di Mexico 68. È l’ora dei miti e delle dolci seduzioni. L’ora d'oro della trentesima medaglia italiana a Tokyo 2020. Lode a Filippo Ganna e il suo treno dei desideri.