Gli sport e il poker sono universi comunicanti, non solo perché ci sono tanti campioni del calcio, del basket, del football americano e di altre discipline sportive che amano giocare a carte, ma anche dal punto di vista della terminologia specifica.
Prendiamo ad esempio l’espressione “andare all-in”. Ormai viene usata in tantissimi contesti, compreso quello sportivo, per indicare l’intenzione di rischiare tutto al fine di raggiungere un traguardo importante. Questo termine è diventato di uso comune grazie al poker, dove significa mettere in gioco tutte le chips disponibili. Lo stesso vale per “fold” (rinunciare, cedere), “call” (chiamare, accettare) e “raise” (rilanciare), tutti termini che vengono dal poker. Nel linguaggio comune si usano di fronte a una scelta (“fare fold” per indicare che si rinuncia a qualcosa, e via dicendo) ma in quello sportivo, soprattutto inglese, assumono altri significati. Un atleta che folda sta cedendo in un momento critico della gara. Nel basket e nel football americano si usa call a play per chiamare uno schema. L’aumento dell’intensità di gioco è spesso descritto come un raise dell’azione.
Ma lo scambio linguistico va anche in senso opposto, cioè dallo sport al poker. Il Texas Hold’em e l’Omaha hanno infatti preso a presto molti termini dal gergo sportivo: volete sapere quali?
Cominciamo dal basket che offre al poker il termine “brick” (mattone), cioè un tiro pessimo che non porta ad alcun risultato. In maniera analoga, nel poker descrive una carta inutile o deludente, che non migliora la mano di un giocatore.
Lo scambio con il poker prosegue anche spostandosi dalla NBA alla NFL. Nel football americano, il “kicker” è il giocatore specializzato nei calci piazzati. Il poker usa il kicker per indicare la carta che accompagna quella che forma il punto, spesso decisiva per stabilire chi vince il piatto. Ad esempio, in una situazione di top pair per due giocatori, il kicker più alto può fare la differenza, proprio come nel football il kicker può aggiungere il punto decisivo dopo un touchdown.
Il terzo caposaldo sportivo made in USA è il baseball dove si parla di “walk” quando il lanciatore esegue quattro lanci sbagliati e consente al battitore di avanzare di una base. Il poker usa questo termine per indicare una situazione in cui tutti i giocatori passano, lasciando il piatto minimo al big blind: l’equivalente di una singola base.
Il termine più noto nella boxe è probabilmente il “KO” (knockout), che si verifica quando un pugile viene messo fuori combattimento. Nel poker, knockout si riferisce all’eliminazione di un giocatore. Esistono anche i tornei KO, dove ogni eliminazione consente di vincere la taglia in denaro dell’avversario eliminato.
Passiamo a sport non di contatto, come ad esempio il golf e il suo termine “swing”, cioè quel movimento fluido e vigoroso del giocatore che colpisce la pallina. Il poker lo adatta per indicare l’oscillazione tra periodi positivi e negativi nel gioco, noti come swing positivi e negativi.
Poi c’è il tennis, con il famoso “time” (tempo) chiamato dal giudice di sedia. Il time esiste anche nel poker ma a chiamarlo sono i giocatori presenti al tavolo, per richiedere al floorman che venga imposto un limite di tempo quando una decisione ne usa troppo.
Dal mondo dell’ippica arriva il termine “horse” (cavallo), usato nel poker per riferirsi a un giocatore sponsorizzato o stakato. In questa metafora, il finanziatore è il fantino che punta sul proprio “cavallo”, cioè il giocatore. Esiste anche un tipo di poker, appartenente alla categoria dei mixed game, ribattezzato H.O.R.S.E. In quel caso, però si tratta di un acronimo che indica le cinque specialità da affrontare: (Texas) Hold’em, Omaha, Razz, Seven Card Stud, Eight or Better (di Seven Card Stud). In sostanza, è il pentathlon del poker!
La madre di tutti gli sport completa la nostra rassegna di “lingo”. L’atletica porta il termine “in testa”, utilizzato nel poker per indicare il chipleader di un tavolo o del torneo. Inoltre, il concetto di maratona, la gara di corsa più lunga e faticosa, è spesso usato per descrivere tornei di poker che richiedono pazienza e resistenza. Non a caso alle WSOP è stato introdotto un evento chiamato “Marathon”, lungo 5 giornate e con livelli da 100 minuti!