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Sci alpino

"Saslong, 100 e lode": il racconto di DAZN

Francesco Carabelli
"Saslong, 100 e lode": il racconto di DAZNGetty Images

Il mese di dicembre è fatto di classici. Ci sono ponti, ferie, attese per le feste. E poi regali, un po’ di magia, bilanci e propositi, dentro un clima freddo e spesso colorato dalla neve.

Anche lo sport ha i suoi rituali caratteristici nell’ultimo mese dell’anno. Vero che il calendario di questo 2022 sportivo è molto particolare per l’eccezionalità dei Mondiali autunnali in Qatar, ma il resto degli sport prosegue lungo i suoi binari consueti. E qui parliamo dei binari velocissimi delle piste da sci.

Dicembre ha tanto sapore di neve, discese adrenaliniche, Coppa del Mondo. Uno degli appuntamenti fissi del panorama del Circo Bianco porta tutto l’universo sciistico in una delle valli più magnetiche e fiabesche del nostro Paese, la Val Gardena.

Saslong, la pistaGetty Images

Le voci della Saslong

E noi siamo stati lì per raccontare il dietro le quinte e i segreti di quella pista che porta il nome della montagna che le fa da angelo custode: la Saslong. Saslong è termine ladino, qua si parla quella lingua insieme al tedesco e all’italiano, e il Sassolungo è quella montagna così iconografica che svetta sulla valle. Vederla lì, gigantesca e maestosa, ha un che di mistico. Sì, possono sembrare deliri da temperature sotto zero ma invece finisci col crederci ed entrare in quella modalità, quando parli con Sigmund (professione: intagliatore di legno) o con Ubald (ex maestro di sci ora gestore di un hotel in altura) o con Claudia la pasticciera o con chiunque degli altri gardenesi accoglienti che incontri...

"La montagna santa"

Il racconto nello speciale “Saslong, 100 e lode” parte da queste voci di abitanti di Selva di Val Gardena che ci raccontano di ambienti da cartolina, in cui i ritmi sono dettati dalla natura e totalmente diversi dalla città, in cui guardare le montagne, respirare aria salubre, svegliarsi di prima mattina, spalare la neve, andare nei negozietti a fare la spesa, ha tutto un sapore particolare (più “da altro mondo” che “da altri tempi”) che permette di focalizzarsi su dettagli che solitamente trascureresti. E quella cura, sapiente, determinata e raffinatissima la ritrovi nello sport che tutti qui praticano fin da quando sono poco più che neonati: lo sci.

“Il Sassolungo è una montagna un po’ santa, è un po’ come se fosse il nostro Himalaya”: la ascolti questa tribù di locals entusiasti delle loro tradizioni e ci credi quando vedi che mandano i loro bambini a scendere sulle piste nere che solo a guardarle spaventano. Figurati quando ti azzardi a salire in cima.

La Saslong è pista nera aperta al pubblico, un pubblico di sciatori che sogna, fatica, si gasa, prova adrenalina e scaccia le sue paure dentro quel tracciato che, opportunamente riconfigurato, diventerà teatro della Coppa del Mondo, coi rituali SuperG e Discesa Libera si svolgono qui ormai dal lontano 1968.

Saslong, la pistaGetty Images

"Una vetrina per il mondo"

Quest’anno ci siamo andati perché c’è un anniversario particolare: c’è la 100esima gara di Coppa del Mondo della sua storia, evento di cui si capisce l’importanza sentendolo sulla bocca di tutti, tra i bar i negozi gli impianti di risalita e le stradine del centro.

Arriveranno decine di migliaia di persone, è un momento di festa, è il “momento in cui la nostra Valle si mette in vetrina per il mondo”.

Tutti vogliono fare la loro parte affinché tutto si svolga nel migliore dei modi.

E al centro di tutto c’è la pista, coi suoi segreti, i suoi tranelli e i suoi scorci spettacolari.

La discesa con Peter Fill

E in “Saslong, 100 e lode” c’è un po’ di tutto questo: c’è l’eroe locale Peter Fill, ex discesista che in salotto ha tre pezzi di cristallo raffinato simboleggianti le Coppe del Mondo di specialità che ha vinto in carriera, ora allena i giovani campioncini azzurri ed è lui ci porta sulla Saslong dal suo punto di vista adrenalinico, effettuando decine di discese a tutta velocità munito delle nostre action camera che lo seguono da tutte le angolazioni. C’è anche tenerezza: Peter porta lassù con sé a scoprire la Saslong per la prima volta il suo piccolo figlio Leon, 8 anni ma una padronanza degli sci che ti fa capire che nascere lì ed avere quel patrimonio genetico lì una differenza nella vita te la garantisce decisamente.

Peter Fill, 2020Getty Images

La storia di Peter si incrocia con quella di Rainer Senoner, il “sacerdote” della pista, Presidente del Comitato Organizzatore Saslong Classic, che trasmette una passione incredibile ricordando come abbia speso su e giù per questo tracciato praticamente tutta la sua vita, da quando da bambino seguiva i preparativi seminascosto in un angolo dopo l’uscita da scuola, a quando l’ha cavalcata da promessa dello sci azzurro, fino all’abbandono delle gare e alla costruzione di una nuova vita da collaboratore organizzativo e poi da capo della gigantesca macchina che coordina tutti gli aspetti della gara.

Lo senti parlare e capisci il senso religioso che questi luoghi possono avere. E quando riferisce che un domani “le mie ceneri verranno gettate qui” senti davvero un brivido mistico. Però siamo sempre dentro uno spirito leggero e sorridente, lo spirito di Horst Demetz, il carismatico direttore di pista, che racconta di come da adolescente affrontasse spavaldo con gli altri aspiranti sciatori il tracciato da apripista della Coppa del Mondo, spesso finendo per terra per il troppo entusiasmo e per la troppa voglia di svettare.

La Saslong è velocissima, pericolosa, ricca di momenti adrenalinici e che lasciano col fiato sospeso. “Sei sempre in volo” ci spiega Peter portandoci dentro la pista, dalla partenza, dalla quale sembra di tuffarsi già da uno scivolo “Kamikaze” di quelli dei parchi acquatici in cui vai d’estate, qui però in piedi e con gli sci, dai Muri di Sochers, fino alla Ciaslat finale... se ascoltate il nostro piccolo docu tutti i luoghi iconici della pista diventeranno famigliari a partire dalle Gobbe del Cammello, noti a tutti gli appassionati del mondo per essere tra gli scenari più spettacolari e pericolosi della Coppa del Mondo. Qui si arriva a 140 km/h e si rimane in volo cercando di mantenere la traiettoria senza avere contezza di dove si atterrerà. Wow.

Qui Uli Spies nel 1980 per primo effettò un folle volo che lo catapultò dalla seconda a dopo al terza gobba. Qui il campione austriaco Walchhofer rimase in volo per 88 metri (ascoltate l’audio del video d’archivio: si sente il rumore dell’aria che vibra) nel 2003 e qui, poco più sotto, abbiamo radunato Peter, Raineri e Horst dentro la caratteristica baita Lisa’s Alm, che dà sulla pista, per sentirli raccontarsi e raccontare tutte queste storie avvolgenti legate ad un’eccellenza sportiva che inorgoglisce tutti.

Una terra da favola, tra piste e birra

L’unico rischio nel guardare “Saslong, 100 e lode” è che venga troppa voglia di andarci, lasciando al volo impegni e incombenze quotidiane. Sì, perché è anche terra dove si mangia bene, si viene accolti bene, c’è un freddo pungente ma attenuato da mille comfort, tipo la cioccolata calda immersi nel clima glaciale o un altro must del luogo, la birra post discesa.

La citiamo non a caso perchè anche i protagonisti della nostra puntata ne assaporano una brindando alle gare in arrivo. Ed è una birra particolare, la Forst 0,0%, quella per gli sportivi. Sì, ci sono arrivato solo alla fine ma tutto è partito da lì. L’idea di Forst di costruire un contenuto-vetrina che raccontasse la Saslong a tutti gli appassionati di Dazn. Per trasmettere tutto il sapore della Val Gardena e di un certo modo di interpretare il mondo. Un sapore che sa molto anche della birra tipica del Sud Tirolo, la birra “sportiva per natura”.

La stessa Forst che dal 2020 è partner della Federazione Italiana Sport Invernali e che ritrova nei valori della montagna e dello sci gli stessi che ci tiene ad alimentare e che promuove aiutando i giovani atleti dell’Alto Adige.