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Il sigillo di Romelu: cosa lascia Lukaku a Milano

Redazione
Il sigillo di Romelu: cosa lascia Lukaku a MilanoDAZN
Lukaku ha portato alla Milano nerazzurra molto più dei gol e dello Scudetto 2020/21: sostituirlo dentro e fuori dal campo sarà difficilissimo.

Nel momento in cui giochi a San Siro e indossi la maglia numero 9, si viene a creare un legame indissolubile con la città e con i tifosi. Che sia Inter o Milan, quando sei l’attaccante titolare di queste due squadre, devi avere le spalle larghe. E Romelu Lukaku le ha avute larghissime. 

Sovrastata l’eredità di Icardi

Romelu Lukaku è arrivato all’Inter nell’estate 2019, quando i nerazzurri ripartivano da Antonio Conte e, soprattutto, andavano alla ricerca di un attaccante che potesse raccogliere l’eredità di Mauro Icardi. L’ex capitano nerazzurro ha salutato Milano tra i fischi e un rigore sbagliato con l’Empoli, mettendo fine così a una storia d’amore intensa, ma ricca di controversie. 

Per l’Inter, è sempre stato così dal 2000 in poi. Ad un grande attaccante ne è sempre succeduto un altro. Senza fare paragoni di natura tecnica, in termini di uomini copertina, l’Inter è ripartita da Crespo dopo aver ceduto Ronaldo, da Adriano dopo aver salutato Vieri e da Eto’o dopo Ibrahimovic. Così dopo la rottura con Maurito, andare su un big, termine scelto non a caso, come Lukaku è apparso come la soluzione naturale. 

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Individuato da Conte come pietra angolare della nuova Inter, il Gigante Lukaku è arrivato a Milano dal Manchester United portandosi dietro tanta voglia di rifarsi, dopo che a Old Trafford non è riuscito a vincere alcun titolo e, soprattutto, non ha messo a tacere i tanti critici.

A San Siro, Big Rom ha trovato terreno fertile in una squadra che aveva bisogno di un leader tecnico, tattico e carismatico, e nella tifoseria reduce dall’affaire Icardi. 

59 minuti, un inchino e la sofferenza: tutto porta allo Scudetto

Meno di un’ora. Lukaku ci ha messo meno di un’ora a prendere definitivamente in mano la squadra, con quel gol segnato al Lecce nella gara d’esordio e con quell’inchino rivolto ai tifosi già totalmente conquistati dalle sue giocate. Lukaku per l’Inter è stato in campo il giocatore a cui dare il pallone nei momenti topici, ma anche quel simbolo di una parte di interismo che, nonostante gli importantissimi risultati ottenuti in nerazzurro da Conte e Marotta, faticava a identificarsi con il passato bianconero dell’allenatore e del dirigente. 

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Dicono che non ci sia maggior gesto d’amore di quello che arriva nei momenti di difficoltà e così è stato per Lukaku. Quando, dopo aver trascinato l’Inter in finale di Europa League, il belga si è ritrovato sulla traiettoria di Diego Carlos che ha regalato la coppa al Siviglia, la Milano nerazzurra si è stretta ancora di più attorno al suo totem che, pochi mesi dopo, sarebbe definitivamente stato immortalato fuori da San Siro, con il 19esimo scudetto cucito sul petto. 

La sfida con Ibra: Milano è troppo piccola 

Dalle parti del Meazza, però, non c’è stato solo un murales. A pochi giorni dal derby di ritorno dello scorso campionato, punto più alto dello strapotere lukakiano, compare infatti la riproduzione del testa a testa con Ibrahimovic, l’altro grande simbolo cittadino. 

 

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In una fredda serata invernale, i due leader di Inter e Milan arrivano allo scontro totale, riportando a galla così tutte le voci e le frizioni dai tempi di Manchester, mai confermate, ma neanche mai smentite. Era il lato cattivo di Lukaku che ancora non si era visto. Il Dio Ibra contro il Re Lukaku, un duello profano sotto lo sguardo divertito di Sant’Ambrogio.

Lukaku il 9, Romelu l'uomo

L’Inter e Lukaku si ritrovano così a prendere strade diverse con un futuro aperto a qualsiasi incognita. Simone Inzaghi perde un riferimento in campo e nello spogliatoio, Milano un simbolo anche extracalcistico, come testimoniato dalla presenza mediatica del belga. Senza dimenticare quel paragone con Shaquille O'Neal che nella città della squadra di basket dell'Olimpia Milano sembrava calzare a pennello. Centro cestistico, centro culturale e centro gravitazionale. 

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Più importante ancora la traccia lasciata da Lukaku con il suo passo fuori dal campo. Simbolo della lotta al razzismo, è stato uno dei primi a inginocchiarsi e a sposare l'iniziativa Black Lives Matter. Lukaku ha anche aiutato l'Inter a essere di nuovo al centro dell'attenzione europea e mondiale: dalla copertina di Vogue all'amicizia con Jay Z, a quello che rappresenta per tantissime persone che si sono ispirate alla sua tenacia e voglia di rivalsa.

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Sostituirlo non sarà facile e non solo per i suoi 64 gol in 95 partite con la maglia interista. Ah già, per un attaccante, contano anche i numeri. E non poco.