Appena s'inizia? Pioli è un trionfo di sorrisi, con un pizzico d'orgoglio: "Qualcosa di nuovo sul braccio? L'orologio... no, ecco, c'è questa cosa qui". La mostra, quella cosa. Ed è un tatuaggio coloratissimo: uno scudo, tricolorato, con il numero 19 disegnato all'interno e pure bordato di rossonero. Sembra un riferimento abbastanza esplicito.
"Si fanno delle piccole cose insieme. Quindi, l'ho fatto. L'ho fatto".
I segreti di mister Pioli
Il complimento più bello? Pioli non si distacca mai dal suo universo, tutto rossonero: "Quando mi abbracciano i giocatori. Anche se dicono che non so ballare, e hanno pure ragione". Ma niente Pioli is on fire sul telefono.
Per il mister "non arrivano per caso questi risultati", e insiste naturalmente sul gruppo: "Faccio un esempio come Florenzi. Se vedeva qualcuno scontento, andava lì e gli spiegava. Quando si creano queste dinamiche anche il lavoro dell'allenatore è molto più facilitato". I volti dei giocatori non sono mai cambiati.
E la partita chiave? "Ci ho ripensato - racconta Pioli - per me sono due: naturalmente il Derby e poi la gara dopo la sconfitta in Coppa Italia con l'Inter. Quindi Roma, la Lazio. Vincere così è stato vitale".
Lo staff e i numeri per le scelte
Pioli racconta l'importanza dei dati, anche per capire la propria squadra: "Ci siamo fatti un diario, per me contano cinque numeri e li analizzo col mio staff. Quali sono? Beh, non posso dirlo. Però faccio un esempio: il possesso palla per me non conta, magari la supremazia territoriale sì". E altri dati che parlano dell'atteggiamento dei calciatori.
A prescindere, sono "importantissime le sensazioni che hai, guardando i giocatori. Ci sono momenti in cui i giocatori non sono al meglio mentalmente, l'allenatore se ne accorge e fa giocare chi è più lucido". Arrivare al cuore dei giocatori è fondamentale: "Come mi considero? Sono un allenatore che però vuole capire con chi ha a che fare. Sa che non sono giocatori, ma persone. Ragazzi. Che hanno bisogno di essere ascoltati, affrontati, rimproverati. Pretendo tantissimo e rompo tanto sempre".
Aggiornarsi e capire i giocatori, eccolo il segreto: "Saper cambiare e interpretare le posizioni, mantenendo un certo principio di gioco, ti dà vantaggi. La fortuna di ogni allenatore è avere giocatori forti e un'identità". Per l'anno prossimo, intanto, "c'è grande emozione e grande serenità. Va affrontato con convinzione e consapevolezza: siamo una squadra forte".