Forse il segreto è che non c'è un segreto. Forse, a trascinare il Milan verso uno scudetto storico, è stato semplicemente un mix di emozioni, sensazioni, ma soprattutto di giocate e giocatori. I rossoneri si sono trovati sull'onda più lunga di un recente passato di ricostruzione: l'hanno cavalcata finché si poteva, finché c'era margine per farlo. Sul bagnasciuga, ad attenderli un popolo in festa.
E' che in pochi si aspettavano di andare così forti da quell'inizio a questa fine. In pochi avevano trasformato l'incredulità di inizio stagione in speranza e dalla speranza ha fatto il passo successivo verso la certezza. Questo Milan si è costruito sulla sicurezza di un serbatoio riempito dall'esperienza della scorsa stagione: chi si aspettava che la benzina potesse finire, è oggettivamente rimasto deluso.
Ma come ha saputo alimentarsi, quel fuoco? Certo: il lavoro di Pioli, il talento di Leao, il ruggito di Ibra. Però anche tanto lavoro nascosto, che proviamo a comprendere e in parte svelare, in 5 punti che rivelano un mondo.
I nuovi leader del Milan
Se gliel'avessero detto, a Pioli, che avrebbe vinto uno scudetto senza Kjaer e Ibra, con un Kessie a mezzo servizio, il mister probabilmente avrebbe dato poco credito a questa tesi. Ecco, la forza del Milan è stata la continua ricerca fortunata di nuovi leader: se non c'era il gigante svedese, lo scettro era di Giroud; quando non c'è stato Kjaer, ecco un Tomori da 40 partite in stagione. Ed è cresciuto Tonali, e sono cresciuti Theo e Leao. Al momento giusto.
L'addio di Donnarumma è solo un ricordo
Mike Maignan è stato il miglior portiere del campionato, ha fatto il record di clean sheet e soprattutto non ha mai fatto rimpiangere, neanche un giorno, l'addio turbolento di Gigio Donnarumma. Ogni difficoltà, pure il saluto del portiere cresciuto in casa, questo Milan ha saputo trasformarlo in opportunità: lo scudetto è passato anche dalle sue mani.
Giroud vince sempre e ovunque
Chelsea, Arsenal, la nazionale francese. Olivier Giroud è sinonimo di grandezza ma anche e in particolare di vittoria. Il francese ha chiuso esattamente come ha aperto: con gol, sempre gol pesanti. E tanti saluti alla maledizione della numero 9...
Trequarti e opzioni
Se Franck Kessie è stato in tono minore, i tanti dieci di questa squadra hanno saputo riempire il vuoto tecnico che lasciava nel cuore del campo. Messias, Brahim, Saelemaekers: qualità al servizio di una squadra che ha corso, lottato, ottenuto.
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Un progetto coerente
Infine, Stefano Pioli. Ma anche Paolo Maldini e gli abbracci a Massara e Gazidis. Il Milan è sempre stato un progetto coerente, anche quando stava per rivoluzionare è tornato sui passi della ragione, perché ogni giorno di lavoro ha cambiato la mentalità e il cuore di questa squadra. Un progetto vero, con un capo riconosciuto. E un ciclo appena iniziato...