Lo ha fatto ancora, Novak Djokovic. Stanco, dolorante, zoppicante, con problemi evidenti al ginocchio destro, a un passo dalla sconfitta, con i social media di tutto il mondo già pronti a postare l’immagine di Jannik Sinner nuovo numero uno al mondo. Niente da fare. Non oggi. Il serbo vola ai quarti di finale di Parigi vincendo una partita incredibile contro Francisco Cerundolo, ancora una volta al quinto (40-11 in carriera il record al set conclusivo per Nole), dopo essere andato in svantaggio 2 set a 1 e un break sotto. L’argentino, come Lorenzo Musetti il turno precedente, se la ricorderà a lungo questa partita, con l’aggravante che Djokovic ha giocato praticamente tutto il match col ginocchio destro ballerino che gli ha impedito di esprimersi al massimo delle sue possibilità. Nemmeno questo è bastato per far alzare bandiera bianca al fuoriclasse serbo. Dopo un primo set vinto abbastanza in scioltezza, Djokovic ha fatto un movimento strano, a detta sua a causa del campo (come ha ripetuto più volte, infuriato, al supervisor), con il ginocchio destro che si è come piantato, torcendosi in modo innaturale.
Subito ha chiesto il trattamento da parte del fisioterapista, ma chiaramente i movimenti del serbo non erano fluidi. Spostamenti laterali lenti, gioco forzato per cercare di accorciare gli scambi, palle corte lasciate andare per paura di farsi ancora più male: Nole per tre set è stato sorretto, si fa per dire, soltanto dal servizio. Anche il rovescio, uno degli amici più fidati nella carriera del serbo, sembrava averlo abbandonato. Nonostante questo, Djokovic pur fisicamente menomato ha annullato 12 palle break e ha fatto partita pari fino al 5-6 del secondo, quando alla tredicesima occasione Cerundolo è riuscito a strappare il servizio al serbo, conquistando il parziale. Da quel momento in poi, Djokovic è come crollato. Non ne aveva più. Almeno così sembrava. Se la storia di questi ultimi 15 anni di tennis ci ha insegnato qualcosa, è quella di non fidarsi mai del Djoker, che finché può sta lì, in piedi, a tentare di strappare l’anima a morsi agli avversari. Avanti 2 set a 1 e un break, si arriva sul 4-3 e servizio per Cerundolo, e l’argentino, che non aveva offerto opportunità sul proprio servizio al serbo per oltre due set, gioca un game disastroso e dona il pari a Djokovic.
Che non si fa pregare e ne approfitta, brekkando ancora una volta l’avversario sul 6-5 a suo favore e portandosi a casa il quarto set in uno Chatrier in delirio. Il Roland Garros di Novak Djokovic sembra essere preso direttamente da una puntata di Survivor. Ecco, mettete lo Chartrier al posto dell’isola deserta, e avrete un’idea. Il serbo raggiunge per la 59ª volta i quarti di finale in uno slam, e tanto per cambiare anche questo è un record assoluto (staccato Federer, fermo a 58). Difficile parlare di tennis, dopo una partita del genere. Un 6-1 5-7 3-6 7-5 6-3 che non racconta solo un incontro, ma una carriera unica, una storia che non vuole ancora finire. Di situazioni così il numero uno del mondo ne ha vissute a decine, tutto il mondo le ha viste più e più volte. Stavolta però è stato diverso, perché in palio non c’erano solo i quarti di finale di uno slam, ma la fine di un’era e l’inizio di un’altra, quella di Jannik Sinner.
Probabilmente la questione è rinviata soltanto di qualche giorno, ma la ferocia agonistica e il controllo mentale che il serbo riesce ancora a mettere in campo, in tornei così importanti, sono incredibili. Il quinto è un'agonia per tutti e due. Subito break Djokovic, che sale 2 a 0, controbreak di Cerundolo, 2-2, in un braccio di ferro che dura fino al 4-3 per Nole. Serve Cerundolo, che va sul 40-0, ma trova il modo di perdere il servizio, con un dritto del serbo che sfiora la linea e va sul 5-3. A quel punto il n.1 del mondo è un assassino spietato, tiene la battuta e vince 6-3, portandosi a casa la 370ª vittoria in uno slam. Record pure questo, e anche qui staccato Federer. A Cerundolo dopo 4 ore e 39 minuti rimane la delusione più atroce, a Djokovic la gloria. Infinita, come lui. Not today, non oggi, Jannik.
fonte: gazzetta.it