Emozione e delusione. Lacrime e fatica. Boati del pubblico pesanti come le gambe di Rafa. E un triste addio. La partita numero 1308 (in singolare) del 38enne Nadal gli ha portato la sconfitta numero 228, è stata piena di sentimenti e povera di tennis e ha tirato giù il sipario su una carriera straordinaria. Dopo aver perso 6-4, 6-4 con Botic van de Zandschulp Rafa è andato a tifare prima per Carlos Alcaraz, che ha battuto Griekspoor 2-0, e poi per Carlitos e Granollers, che hanno perso 2-0 contro Van de Zandschup e Koolhof: Olanda in semifinale, Spagna a casa, Nadal ritirato. La sua last dance doveva durare una settimana, è svanita in poche ore. Un rischio David Ferrer, capitano della nazionale spagnola, ha scelto Nadal come primo singolarista. Di fronte aveva un avversario 9 anni più giovane e 74 posti più in su nel ranking, 80 a 154. Rafa l’aveva battuto due volte su due nel 2022 al Roland Garros e a Wimbledon. Un’era geologica fa. Oggi Nadal ha mantenuto i tic resi immortali dall’imitazione di Djokovic, la voglia di competere, l’aura di un tennista da 92 titoli con 22 Slam. Però il resto si è appassito: tra il 2023 e il 2024 ha disputato ha giocato appena 23 partite perdendone 10. “Farmi giocare è stato un rischio. C’è un capitano che deve prendere le sue decisioni e io non l’ho condizionato”.
Legittimo avere dei dubbi, perché la gloria di Nadal e il suo possibile sipario pesavano come macigni su Ferrer. Rafa la vede diversamente: “David ci ha visto allenare, abbiamo parlato tanto, poi ha fatto la sua scelta. Io mi sentivo bene, gli allenamenti erano andati bene, ma non avevamo il riscontro del campo visto che non giocavo da quasi 4 mesi. Sono contento, ho fatto ciò che ho potuto. Energia ne avevo, così come la voglia. Però non ho avuto la capacità di comandare il gioco in modo da sentirmi a mio agio. Il campo è molto rapido e tutto è andato via in maniera altrettanto rapida. Non c’era tempo per pensare, mi mancava il ritmo. Hai bisogno di fare scelte rapide senza pensare e io questi automatismi oggi non li ho”. Rafa ha ammesso di aver lottato contro emozioni forti, fortissime: durante l’inno gli occhi gli si sono gonfiati di lacrime: “Pensavo che poteva essere l’ultima volta che lo sentivo da giocatore professionista”. Il minuto di silenzio per le vittime di Valencia è stato anticipato dal traboccante e preoccupato entusiasmo dei tifosi che hanno intonato il loro ‘Rafa, Rafa’ per scaldare il cuore del loro eroe improvvisamente fragile.
La tensione ha indurito Rafa ancor più degli acciacchi. Ha provato a cacciarla via agitando il pugno sinistro, come ai bei tempi, saltando, urlando, cercando di bucare il campo con ogni smash. Ma nonostante la pochezza di VDZ non è mai riuscito a impensierirlo. E chissà se è riuscito a seguire il consiglio che gli ha gridato un bambino dagli spalti: “Disfruta Rafa”, divertiti, goditela. Nadal storicamente ha fatto fatica in questo senso: “Anche nelle vittorie ho sempre cercato la parte negativa del match per migliorarmi – ricorda – ma dopo quella che può essere stata la mia ultima partita non è il caso di essere eccessivamente duro con me stesso”. Però onesto si: “Io se fossi il capitano non mi farei giocare”, ha detto in tre lingue il tennista delle Baleari quando la Spagna sognava ancora la semifinale. Improvvisamente sembrava che Rafa volesse togliere ogni responsabilità dalle spalle di Ferrer. E aveva trovato anche una chiosa quasi poetica alla sua probabile panchina a favore di Roberto Bautista: “Probabilmente questa è stata la mia ultima partita e va bene così: in Davis avevo perso solo la prima, se dovessi ritirarmi dopo aver perso l’ultima si chiuderebbe il cerchio”.
Era il 6 febbraio del 2004, il 17enne Rafa debuttò a Brno perdendo con Jiri Novak. Poi in singolare 29 vittorie consecutive e cinque ‘Ensaladeras’ alzate al cielo, nello stesso 2004, poi nel 2008, 2009, 2011 e 2019. La Spagna ne ha 6 in tutto, e in quella del 2000 Rafa 14enne era portabandiera. Vent’anni e 9 mesi dopo Rafa ha di nuovo perso in Davis. E se ne va. Si ammaina il ‘Vamos Rafa’, fatto proprio da un intero popolo che si è incarnato nella voglia di superarsi di questo isolano mosso da una determinazione feroce, s’innalza il ‘Gracias Rafa’. “Sei eterno!” gli hanno gridato dagli spalti, ed è così. Come la gratitudine della Spagna tutta.
Fonte: Gazzetta.it