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Tennis

Sinner e una condizione da ritrovare per lo sprint finale. L'obiettivo è fare meglio del 2023

Luigi Ansaloni
Sinner e una condizione da ritrovare per lo sprint finale. L'obiettivo è fare meglio del 2023N/A

La parte centrale della stagione per Jannik Sinner, quella per capirci che dal Roland Garros arriva fino allo Us Open, è sempre parecchio ondivaga, una sorta di pendolo tra gioia e delusione. Vittorie pesanti, certo, come il suo primo 500 a Washington, nel 2021, o il Masters 1000 lo scorso anno a Toronto, anche questa una prima volta, oppure la coppa alzata al cielo di Halle a giugno, le semifinali al Roland Garros (2024) o a Wimbledon (2023). Ci sono state però anche sconfitte dure da digerire, come il quarto di finale quest’anno contro Medvedev sull’erba londinese, il secondo turno a Parigi quattordici mesi fa contro Altmaier e le battute d’arresto a Cincinnati o a Montreal contro Rublev appena qualche giorno fa.  Dunque, il fatto che l’azzurro, come lui stesso ha ammesso e continua a ripetere, in questo momento, non sia al 100%, non è una novità. Soprattutto in questo 2024, dove molte cose sono cambiate: Sinner è diventato numero uno al mondo, ha vinto il suo primo slam, è ormai considerato uno dei più forti, un punto di riferimento da imitare ma anche da battere a tutti i costi.

E per fare tutto questo, per diventare tutto questo, in questi primi 8 mesi dell’anno Sinner ha dovuto sostenere uno sforzo fisico e mentale clamoroso. Il recupero dalla tonsillite che gli ha fatto saltare le Olimpiadi e i fastidi all'anca rendono più pesante l'attuale quadro, ma non lo determinano. Jannik ha giocato 50 partite quest’anno, con 45 vittorie e solo 5 sconfitte, e quella contro Michelsen è stata la vittoria numero 25 su 27 giocate sul duro. Risultati strabilianti, che alla fine però presentano un conto, e nel caso dell’altoatesino è un periodo di forma non brillantissimo come lo era fino a qualche mese fa, quando tutto girava a dovere e non c’era ancora la stanchezza accumulata di tante battaglie. La cosa positiva è che Sinner e il suo team sono perfettamente a conoscenza di tutto questo e non è un caso che l’azzurro più volte, nelle dichiarazioni pre Cincinnati e anche dopo la partita vinta contro Michelsen, ha sottolineato questo aspetto, dichiarando di non essere al 100% e di non aspettarsi miracoli in Ohio, con il vero obiettivo spostato agli Us Open. Paradossalmente, qualche sconfitta potrebbe anche essere salutare, per Sinner, giusto per togliere la convinzione (all'esterno) che essendo diventato numero uno del mondo allora debba vincere per forza tutte le partite e tutti i tornei.

Non è così e non è mai stato così in tutta la storia del tennis. Tutti i fenomeni prima di lui, anche i Big Three, avevano nella stagione qualche momento di appannamento. Certo, ci sono state delle annate eccezionali, come ad esempio il 2015 di Djokovic (82 vittorie e 6 sconfitte) o il 2006 di Federer (92-6), ma sia Nole sia Roger erano giocatori più “anziani” del Sinner attuale (che compirà 23 anni domani 16 agosto) e con diverse stagioni da n.1 del mondo, quindi molto più abituati alla gestione di un certo tipo di pressione, di fatica, di impegno. Un fenomeno come Rafael Nadal, ad esempio, iniziò a diventare competitivo nella seconda parte della stagione, quella dopo Wimbledon per intenderci, dal 2010 in poi, anno del suo primo successo a New York, ovvero dopo i 24 anni. Reggere 10 mesi a certi ritmi e a certi livelli non è mai stato facile per nessuno.

Un paragone attuale lo dà ad esempio Carlos Alcaraz, che nel 2023, dopo la sua prima vittoria a Wimbledon ebbe un periodo di flessione durato diversi mesi, con la “rinascita” quasi un anno dopo al Roland Garros. Sinner dopo il trionfo di Melbourne, al contrario, ha continuato a vincere quasi ininterrottamente per altri mesi, con i successi a Rotterdam e a Miami e l’incredibile scalata fino a diventare n.1 del mondo, da 4 che era ad inizio anno. Jannik nel 2023, dopo una parte centrale di stagione non eccelsa, fece il salto di qualità proprio dopo lo Us Open, dove era stato sconfitto agli ottavi da Zverev, sbaragliando gli avversari in indoor, conquistando Pechino e Vienna, la finale delle Finals a Torino e soprattutto la Coppa Davis a Malaga da assoluto protagonista. Il vero obiettivo, adesso, è alzare la coppa a New York, e solo dopo l’ultimo slam dell’anno si potrà tirare un bilancio di questa parte centrale di stagione. Sperando che il pendolo oscilli, questa volta, sulla gioia pura.

Fonte: gazzetta.it