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Tennis

Sinner: "Ho imparato lo stile italiano allenandomi al sud... Che emozioni sui go kart"

Alessandro Grandesso
Sinner: "Ho imparato lo stile italiano allenandomi al sud... Che emozioni sui go kart"N/A

Più forte, più ricco, più famoso, ma Jannik Sinner rimane sempre lo stesso. E come tale si racconta all'Equipe in una lunga intervista per svelare qualche segreto, tra esercizi con il colore e il suono della pallina sulla racchetta. Ma anche per ricordare come sia malsana la celebrità propagata dai social. Il tutto confessando di essere diventato più italiano grazie al sud Italia.  “Il successo - spiega il bolzanino-, è piacevole.

L'anno scorso dopo la Davis vinta, in curva a San Siro hanno esposto striscioni e scandito cori in mio onore. Una cosa da pazzi, soprattutto per un tifoso rossonero come me. Ma più che essere famoso spero di ispirare i giovani a prendere la racchetta, giocare e garantire un futuro al tennis italiano”. Per Sinner però i social non sono sempre positivi: “Non mi interessa essere celebre e li uso poco. L'importante è essere amato da famiglia e amici che mi conoscono da sempre. Per il resto, se ne può fare a meno. I social propagano un'immagine malsana, che non rispecchia la realtà. Preferisco non pubblicare nulla sulla mia vita privata e farlo solo per gli sponsor, dando sempre un occhio a quello che postano”. 

Sinner ha conquistato l'Italia da italiano diverso: “Sono un po' atipico, meno espansivo. Vengo da un posto dove si va a letto presto quando magari il resto degli italiani ci va più tardi. Ma ho imparato lo stile italiano quando ho cominciato ad allenarmi al sud. Però non cambio per far piacere a qualcuno o perché mi criticano, a meno che non siano i miei familiari a farmelo notare. Piaccio per come sono. Altrimenti, poco importa”.

In ogni caso, il campione apprezza i suoi fan, a cominciare dai Carota Boys: “Mi piacciono, sono sei amici d'infanzia inseparabili. Sono fortunato ad averli come tifosi. Sono felice siano diventati molto famosi”. Ma l'ascesa verso il successo per Sinner è stata anche un sacrificio: “Per andare a scuola a Bolzano facevo due ore di treno all'andata e due ore al ritorno. Spesso però studiavo a distanza. Ma non me ne sono mai lamentato e tra i banchi ho incontrato il mio migliore amico”. Un sostegno, come il fratello Mark: “So che lui mi dirà sempre la verità”. Per distrarsi invece il tennista non rinuncia mai a una sciata: “Il mio preparatore ogni volta ha gli incubi, ma ormai sono più prudente, non vado più al 110%, ma al 70%”. E poi c'è la passione per i go-kart: “Mi piace l'adrenalina, gareggiare con gli amici”. 

Tutto propedeutico al controllo della velocità e della forza mentale: “Indispensabile, anche per non dare informazioni all'avversario, come al poker. Una volta ero più nervoso, poi ho cominciato a capire il funzionamento del mio cervello e mi sono sentito meglio in gara”. Il lavoro mentale, Sinner lo esegue con esercizi speciali che fanno magari i piloti di Formula 1: “Nei test con il computer per esempio la parola verde può apparire di un colore diverso. Se è verde va schiacciato il pulsante vero. Oppure quello del falso se invece la parola è di un altro colore, il più velocemente possibile. Il tutto con una fascia in testa che calcola la percentuale del cervello utilizzata. Con il tempo, la percentuale si abbassa perché si entra in automatico. È una questione di esercizio, come con i muscoli. Anche se i miei bicipiti non aumenterebbero di molto, diventerebbero comunque più forti. Vale lo stesso per il cervello”. E poi ci sono i dettagli, come la scelta delle racchette: “Mi concentro non sul colpo ma sul suono della pallina. E in allenamento cerco di riprodurre il suono giusto, pulito. Anche se in partita alla fine conta di più eseguire il colpo giusto al momento giusto”

Fonte: gazzetta.it.