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Tennis

Sinner, il numero uno, dall'Australia alla Coppa Davis: un 2024 da dominatore

Riccardo Crivelli
Sinner, il numero uno, dall'Australia alla Coppa Davis: un 2024 da dominatoreN/A
Jannik è l’uomo dell’anno 2024: domani il premio a Genova. Gli Slam, le Atp Finals e infine l’Insalatiera: una stagione da favola

L’anno del fenomeno. L’anno di Sinner. Un astro luminoso e abbagliante che ha rischiarato non soltanto lo sport italiano, ma ne ha superato i confini per mettersi al centro del villaggio globale. Perciò, di fronte a una stagione da dominatore, il premio dei Gazzetta Sports Awards (che andranno in scena domani alle 19 al Palasport di Genova) per l’Uomo del 2024 non poteva che finire ad arricchire la bacheca del più forte tennista del mondo.   Entrato in punta di piedi nel gotha ristretto dei numeri uno (lui è il 29° della storia del computer), ora vi si muove con il piglio del dominatore gentile, con numeri che lo pongono già accanto ai più grandi di sempre, a 23 anni, e con margini di miglioramento ancora inesplorati. Ha chiuso l’anno con 73 vittorie e 6 sconfitte, un fantascientifico 92,4%, la nona miglior stagione dell’Era Open accanto a monumenti come McEnroe, Federer, Connors, Borg e Lendl. È il primo giocatore da Federer nel 2005 ad aver vinto un set in tutte le partite, e ha perso l’ultimo set il 6 ottobre a Shanghai al debutto contro Etcheverry, mettendone poi in fila 26. Chi se lo trova di fronte alza le braccia prima ancora di provare a combattere, dall’ex spauracchio Medvedev («Non ho mai giocato con uno che tira così forte») al povero De Minaur in una settimana sconfitto alle Finals e poi qui («Jannik è un puzzle irrisolvibile»).

E mentre macinava record e avversari, continuava a portarsi appresso l’ombra non ancora svanita del caso Clostebol, che gli ha fatto passare notti insonni. Ma Jannik ha sempre avuto il conforto dell’affetto della gente, di essere numero uno nel loro cuore prima ancora di diventarlo in classifica grazie al rispetto, all’educazione, all’umiltà. Il segreto dell’imbattibilità. Jannik ha messo il suo sigillo sull’annata già a gennaio, agli Australian Open, conquistando il suo primo Slam con la rimonta da due set a zero in finale contro Daniil Medvedev: il trampolino di lancio perfetto. È il 28 gennaio: l’Italia maschile ritrova un trofeo che mancava dal Roland Garros ‘76 di Adriano Panatta, tutto il movimento accresce forza e consapevolezza e Jannik trova lo slancio che lo porterà al n.1 mondiale. L’annuncio è del 4 giugno al Roland Garros, alla fine del suo match contro Dimitrov; l’ufficialità il 10 giugno, al primo ranking ufficiale; l’investitura a Torino, premiato per il trono di fine anno l’11 novembre nelle Atp Finals, conquistate da eroe in patria. Nel mezzo, Jannik vince un altro Slam, gli Us Open e alti 5 tornei totali (Rotterdam, Miami, Halle, Cincinnati, Shanghai) e infine centra la seconda coppa Davis di fila. Sinner non è diventato n.1 per grazia ricevuta, ma ha consolidato il primato gettando fin da ragazzino le fondamenta del lavoro, del sacrificio, del coraggio delle scelte, del talento, amalgamandoli poi con i risultati. Un volo intrapreso dalle amate Dolomiti, passato attraverso il viaggio della speranza di diventare un campione da coach Piatti a Bordighera a 13 anni, rivoluzionato nel 2022 con lo stravolgimento tecnico che porta al suo fianco Vagnozzi e Cahill e sublimato a novembre del 2023 dai tre match point annullati in Davis a Djokovic, allora signore indiscusso del circuito, che ci spinsero in finale e gli fecero capire che il percorso si era completato, e si trattava solo di sistemare i dettagli di una macchina perfetta. Jannik pensa da n.1 da quando stava nella culla, ogni sua decisione, ogni sua azione sono state orientate da quell’obiettivo: battendo il più forte, la strada si spianò. 

Fonte: Gazzetta.it