Tre set persi in 13 partite. Sì, proprio così. Jannik Sinner è animale da derby: affronta un italiano e domina. Lorenzo Sonego, amico e compagno di doppio, lo sa bene: a Madrid, per l’ennesima volta (la quinta in poco più di un anno), ha raccolto le briciole contro l’altoatesino, solamente tre game. Non solo: mai come in questa occasione si ha avuta la sensazione di una partita vinta da Sinner ancor prima di scendere in campo. Un dominio psicologico che ricorda quello di Rafael Nadal o Novak Djokovic nei confronti i connazionali: tu sei il mio leader, la guida e il faro, come posso io pensare di batterti? Sembra questo il pensiero, anche inconscio. Quantomeno, Sonego può esporre la medaglia del set vinto contro Sinner, l’anno scorso sull’erba di Halle quando Lorenzo si portò avanti di un parziale, salvo poi subire la rimonta di Jannik.
Quella, di fatto, resta l’ultima partita lottata dell’altoatesino contro un connazionale: nelle successive sei sfide (quattro contro Sonego, una con Berrettini e Vavassori) non ha lasciato nessun set per strada senza nemmeno dover ricorrere al tie break. Il bilancio ora è di 13 vittorie e zero sconfitte nei derby disputati nel tabellone principale dei tornei Atp, senza considerare il ritiro a Barcellona l’anno scorso prima dei quarti di finale contro Lorenzo Musetti: il carrarino superò il turno, ma senza dover battere Sinner sul campo.
Per trovare l’ultimo ko di Jannik contro un giocatore italiano bisogna tornare a un tennis che sembra appartenere a un’altra era geologica: agosto 2020, qualificazioni del torneo di Cincinnati (dunque non in tabellone), sconfitta in tre set contro Salvatore Caruso. Sinner era numero 73 del mondo, il siciliano 99. Il fatto è che Jannik dominava anche prima di diventare il tennista che è adesso, quando da giovanissimo si barcamenava tra Futures e Challenger: considerando tutti i tornei giocati da professionista, il bilancio contro gli azzurri è di 34 vittorie e solamente quattro sconfitte. A battere Sinner sono stati Giovanni Fonio, Alessandro Petrone (attuale coach di Matteo Arnaldi), Andrea Arnaboldi (nel Challenger di Barletta nel 2019) e appunto Caruso. Jannik ha anche vinto due titoli contro giocatori italiani: il Challenger di Bergamo nel 2019 contro Roberto Marcora, da numero 546 con wildcard, e il 250 di Melbourne nel 2021 con Stefano Travaglia. Fu il secondo titolo Atp per un Sinner che ai tempi era la grande promessa del tennis italiano, con tracce di possibile futuro numero 1 del ranking.
La strada da fare era tanta, Jannik l’ha percorsa a suo modo: con grandi risultati, ma anche un lavoro intenso e periodi di assestamento, anche di scelte complicate. Adesso è il miglior giocatore del mondo, i colleghi italiani lo osservano da vicino, ci scherzano, ma poi devono affrontarlo e lì sono dolori. Nadal è 138-22 contro gli spagnoli, Djokovic 29-5 contro i serbi. Sinner, con gli azzurri, mette in mostra un dominio simile, se non addirittura superiore considerando che le sconfitte sono zero a livello Atp. Un dominio tecnico, ma anche mentale.
Fonte: gazzetta.it