Come spesso accade in questi casi, la notizia della positività del doping è arrivata come una mazzata per Iga Swiatek. E, a differenza ad esempio del caso Sinner, che ha subito saputo ricostruire e spiegare la situazione, la polacca ha passato giorni a capire come diavolo la sostanza incriminata fosse finita nel suo corpo. A quel punto la sospensione temporanea è stata revocata, così Swiatek ha potuto giocare le Finals Wta e le finali della Billie Jean King Cup, ma con l'obbligo di non riferire dell’accaduto, cosa che ha fatto ieri la Itia. Lo staff della polacca ha calcolato che dal 2021 a oggi l'atleta è stata testato più di 50 volte, quest'anno più di 20 e tutti i test sono risultati negativi. Per la Swiatek invece è un periodo terribile, con gli agenti antidoping che la interrogano più volte. Dopo il ritorno in campo. Sport.pl racconta che anche alla Billie Jean King Cup di Malaga, dove la numero 2 del mondo giocava per la Polonia, è stata interrogata per oltre tre ore il giorno prima della sfida contro la Spagna. Nonostante questo, però, la Swiatek e il suo team hanno sempre affrontato tutto in maniera collaborativa. Anche per questo la polacca è volata in Francia per sottoporsi ad altri test antidoping, come l’analisi dei capelli, dove le tracce del doping persistono più a lungo. I numeri d’altro canto, come annunciava l’email dell’Itia, erano molto molto bassi: la concentrazione di trimetazadina era di soli 0,05 ng/ml.
Dagli esami si scopre che sia il flacone aperto e utilizzato dalla tennista sia un flacone simile ma ancora sigillato avevano lo stesso livello di contaminazione. La situazione diventa chiara. Arrivano i pareri degli esperti e una serie di test indipendenti, con la conferma che il "contatto" con la sostanza vietata è stato del tutto involontario e non ha avuto alcun impatto sulle prestazioni della tennista, tra l’altro non certo brillante dal dopo Roland Garros in poi. Il problema però è il tempo. Prima che l'innocenza possa essere stabilità al di là di ogni ragionevole dubbio, la tennista è fermata e non può giocare nei tornei di Seul, Pechino e Wuhan, visto il procedimento in corso. Fino all’ultimo, la Swiatek spera quantomeno di poter giocare a Wuhan, per questo riprenota più volte i biglietti aerei. Aspetta fino all'ultimo minuto, ma alla fine dà forfait, con tanto di tweet da parte degli organizzatori che si dicono dispiaciuti. Ovviamente nessuno sa di questa storia, tutti si immaginavo che la rinuncia sia dovuta ai problemi con il coach, Tomasz Wiktorowsk, poi rimpiazzato da Wim Fissette, o dalla stanchezza mostrata nel post Olimpiade.
Almeno inizialmente la polacca non ha idea di cosa fare, semplicemente perché non sa che cosa è successo. L'Itia (International Tennis Integrity Agency) le ha infatti solo comunicato che è stata rilevata della trimetazidina, farmaco normalmente utilizzato nel trattamento di problemi cardiaci già stato al centro di casi di doping in passato. E che ciò è avvenuto il 12 agosto in un campione prelevato a Cincinnati. La Swiatek non sa nemmeno cosa sia la trimetazidina. Ma dopo giorni, secondo la ricostruzione, Iga ricorda di non aver dormito la notte del 12 agosto e di aver assunto verso le 3 di notte una compressa di medicinale contenente melatonina. Lo usa da anni, su consiglio del medico, e le è stato assicurato che è privo di sostanze proibite. A quel punto la Swiatek e lo staff inviano il medicinale per i test e scoprono che l'intero lotto da cui proviene la fiala è contaminato in fabbrica con trimetazidina. Tutto è iniziato a settembre. Come ricostruito dal portale polacco Sport.pl, la Swiatek ha appena perso contro Jessica Pegula nei quarti degli Us Open. L’allora n. 1 del mondo è stanca, vorrebbe prendersi una pausa ma non può, deve difendere la vetta del ranking e così si prepara a volare in Asia per giocare. Otto giorni dopo la sfida con le Pegula riceve una email che le annuncia la positività. Da quel momento Iga capisce che dovrà difendersi. E anche in fretta. Già, ma come?
Fonte: Gazzetta.it