Le porte dell’Allianz Stadium non si aprono molto spesso per la Juventus Women. Capita solo per le grandi occasioni e la Champions League lo è.
Da quando la squadra femminile è nata, è successo solo tre volte: in serie A contro la Fiorentina, in una "Partita del cuore" e, qualche mese fa, nella UEFA Women's Champions League contro il Lione. Senza pubblico per via del covid, almeno nell’ultima partita.
Allo Stadium con Barbara
Ma il boato dello Stadium Barbara Bonansea lo ricorda bene. Le basta chiudere gli occhi per sentirlo. Se l’è immaginato pieno, quello stadio, durante la nostra intervista. Si è presentata in jeans, camicia e sneackers. E con le trecce, per tenere a bada i suoi ricci, quelli per cui da piccola, a Torino, i compagni di allenamento (tutti maschi) la indicavano in campo.
Ma solo il tempo di qualche dribling. Perché bastava poco per capire che oltre ad essere “femminuccia”, Barbara, era brava a giocare a calcio. Talmente tanto da essere entrata fin dal primo anno nel nuovo progetto Juventus Women. Lei, cresciuta nel settore giovanile del Toro, ma con il cuore bianconero, quella maglia l’ha sempre sognata. E oggi la indossa, fiera. Glielo si legge negli occhi mentre parliamo della sua storia e del suo percorso di atleta e di donna.
"Un sogno chiamato Juve"
Giocare nella Juventus vale doppio per la Bonansea: un sogno che si avvera e la fortuna di essere trattata da professionista anche quando sulla carta non lo si è. Per fortuna per l’ultimo anno. Cosa chiedere di più? Una finale di Champions? Potrebbe essere l’anno giusto visto che si giocherà proprio all’Allianz.
Difficile, ma non impossibile per il girone che le bianconere stanno affrontando, con sicurezza e voglia di giocarsela fino in fondo. Lo si percepisce dal tono della voce con cui Barbara risponde alle nostre domande. Mai una sbavatura, mai un’incertezza, anche quando ci parla mentre gioca con il pallone tra i piedi. Lo fa rimbalzare, su e giù, come a scandire il tempo: giorni, ore, minuti, secondi che la riporteranno su quel campo. Il prato dell’Allianz che abbiamo calpestato insieme, anche se in borghese.
Quando le abbiamo chiesto se fosse pronta, ci ha risposto: “Sì, però è facile parlare vestita così”. Ma se è vero che l’abito non fa il monaco, non ci resta che fidarci di lei. Barbara Bonansea è pronta per una nuova sfida. O per altre mille, quelle che le auguriamo.