Sa sorprendere, questo è certo. Julio Velasco, subito prima di ricevere il "Premio Mecenate dello Sport - Varaldo Di Pietro", regala la notizia che tutti aspettavano: “Rinnovo con la Nazionale? Sì, sento ancora gli occhi di tigre, arriverò a Los Angeles 2028. Siamo d’accordo con il presidente Manfredi, ne stiamo già parlando e non penso ci saranno problemi a trovare l'accordo”, rivela in un’intervista alla trasmissione “Casa Italia” di Rai Italia. Il tecnico che ha portato all’Italia il primo storico oro olimpico della pallavolo, guidando a Parigi uno straordinario gruppo di ragazze, aggiunge poi: “Dopo la medaglia avevo detto che era necessario un momento di riflessione, adesso è passato un po' di tempo e posso dire che per il bene della Nazionale e del movimento, l'intenzione è quella di andare avanti fino alla prossimi Giochi”. Il presidente federale conferma sorridendo: “Io sono d’accordo. La scelta di Julio per me è stata una scelta obbligata. La Nazionale femminile ha vissuto movimenti importanti ma il movimento aveva bisogno di qualcosa in più, uno scatto verso l’alto. Volevamo una persona di carisma che facesse fare questo salto di qualità in una squadra che è fortissima. Adesso arriva la sfida più importante, capire come mantenere questo livello”. Il numero uno del Coni Giovanni Malagò va oltre: “Io sono molto d’accordo! Nel mio pantheon degli sportivi Velasco è in una categoria a parte, sarebbe riduttivo metterlo tra gli allenatori, lo inserirei tra quei ruoli alla Ferguson con lo United. Incarnano la squadra oltre il livello tecnico. E con Manfredi Julio compone ticket perfetto, c’è complicità pur nel rispetto dei ruoli istituzionali”. Velasco spiega: “Ripetersi è più difficile da ogni punto di vista. E l'obbligo di vincere è la cosa più pesante per uno sportivo. Sono pochissimi i favoriti che sono riusciti a farlo, succede ai Mondiali di calcio, alle Olimpiadi, succede dappertutto. Ma la gente finge che non succeda e ogni volta chiede perché non si sia riusciti a vincere. L'unica cosa che possiamo fare è fingere di aver perso, avere la fame di chi ha perso. Ma io intendo con gesti concreti, rifiutando le interviste e gli inviti che ci arrivano perché abbiamo al collo quella medaglia”. Malagò nel suo intervento aveva parlato anche dello Ius Soli Sportivo, rivendicandone l’urgenza. Velasco sul tema è durissimo: “Lo sport su questo fronte riflette una doppia ingiustizia: da un lato ci sono i ragazzi nati in Italia che non possono indossare la maglia azzurra, dall’altro c’è la considerazione che quando conviene i figli dei migranti diventano in un attimo italiani, altrimenti no. Se è un buon giocatore o una buona giocatrice vedrete che diventerà italiano e firmano tutti, anche i partiti contrari saranno d'accordo. Che cosa si può fare? Bisogna chiedere ai politici. Io sono di questa idea, deve esistere uno Ius tutto, Ius soli, scholae, sport. Nel mondo di oggi un ragazzo che nasce, studia e lavora in Italia deve essere italiano”.
Fonte: Gazzetta.it