Il Mondiale dell' "ora o mai più" continua, inevitabilmente, a mietere vittime illustri. Prima Suarez, poi Lewandowski, poi Neymar: tutti escono dalla competizione in lacrime, Cristiano Ronaldo compreso. Intendiamoci, quella tracciata in Qatar dal fenomeno di Funchal è stata una parabola ingrata. Un attore che doveva essere protagonista ma non lo è stato mai, se si esclude quel rigore realizzato contro il Ghana. Un po' per discutibili scelte tecniche, che graveranno sulle spalle del ct Fernando Santos, un po' perchè è stato proprio CR7 a complicarsi la vita da solo.
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Un fallimento annunciato
Centrale all'obiettivo dei fotografi ma mai al progetto tecnico portoghese, il suo è stato - ahinoi - il Mondiale da Diva per eccellenza: parte tutto dal frame che lo immortala in piedi davanti alla panchina, accerchiato da una fiumana di fotografi mentre l'undici titolare del Portogallo è in campo a cantare l'inno attimi prima della sfida contro la Svizzera; finisce tutto nel frame frettoloso che lo riprende per pochi secondi all'uscita dal campo, col volto coperto per non dare a vedere le lacrime, a margine dalla sfida mortale col Marocco. Una sfida che sa di ennesima bocciatura: entrato in campo all'alba del 51', CR7 non è mai riuscito a svoltare il destino della selezione lusitana.
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La fotografia del tempo che scorre inesorabile sta tutta nello strappo disperato con cui Ronaldo cerca lo specchio di porta al 91': una copia sputata di un'azione da gol che mise a referto in un Clasico nella stagione 2011-2012; lì CR7 bruciò la marcatura di due difensori, trafiggendo il portiere in corsa da posizione defilata, per poi andare a "calmare" il Camp Nou. Ieri però, il gesto tecnico si è inceppato tra le braccia di Bounou. Una fotografia impietosa, che verrà addossata ancora e ancora al campione portoghese: perchè adesso celebrare il capolinea di uno dei Più Grandi della Storia pare prassi inevitabile, ma la verità è che giorni (mesi) prima tutto questo rumore attorno alla sua figura - pubblica e privata - era evitabile.
E' sempre colpa di CR7?
Sin dal ritrovo della nazionale portoghese in Qatar la figura di Ronaldo ha occupato le prime pagine dei quotidiani e dei siti di informazione sportiva internazionali: un po' per demerito dello stesso CR7, in grado di aizzare l'intera stampa britannica rilasciando un'intervista polemica e tutto fuorchè professionale nel salotto di Piers Morgan. Da lì la rottura col Manchester United, e l'ondata di speculazione nei suoi confronti. Non è tuttavia normale trattamento e tracciamento costanti portati avanti dai media nei suoi confronti: da una stretta di mano vagamente gelida con Bruno Fernandes a inizio manifestazione, alle svariate smorfie - prassi del tutto normale per un atleta nel bel mezzo di una prestazione agonistica - catturate con foga voyeuristica dalle telecamere di tutto il mondo.
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Negli ultimi mesi Ronaldo ha sbagliato termini e approccio con allenatori, compagni e persino stampa: ma il fisiologico aggravarsi della sua reputazione ha anche fatto riemergere un certo stigma o doppio standard nel suo trattamento da parte dell'opinione pubblica. Perchè a volte sembra che il mondo stenti a riconoscere la grandezza di un campione come CR7, stenti a concedergli il privilegio dell'errore. Un trattamento diametralmente opposto ad altri grandi del calcio, che di buchi nell'acqua ne hanno conosciuti tanti, Messi compreso. Un polverone mediatico che, quando le cose vanno storte, non colpisce due fenomeni equiparabili in tutto e per tutto allo stesso modo.
E' dunque necessario, ora che l'esperienza CR7 sembra aver raggiunto il proprio capolinea, ripassare numeri e record di un fenomeno inarrivabile. Un giocatore il cui impatto sull'orizzonte calcistico dovrebbe riecheggiare nei secoli a venire ma che rischia di venire minimizzato ingiustamente da qualche capriccio viziato - da parte di CR7 sì, ma anche da parte di chi lo racconta - di dimensioni effettivamente irrilevanti rispetto a quanto conseguito in carriera.
Ronaldo: record e imprese che hanno segnato un'era
Cristiano Ronaldo, molto probabilmente, lascerà il calcio che conta all'età di 38 anni. E lo lascerà dopo aver prenotato un posto nell'olimpo dei più grandi di sempre. Ha vinto tutto ovunque, confermandosi ancora e ancora con maglie e in campionati diversi. E' proprio il portentoso allacciamento con questa eterogeneità di successi che lo innalza rispetto a tutti gli altri giocatori della sua generazione. Grazie al gol contro il Ghana CR7 è diventato il primo giocatore a segnare in 5 Mondiali diversi. 818 gol tra club e Nazionale, ma la sua competizione preferita rimarrà la Champions League: in UCL è migliore marcatore all-time (140 gol) e recordman di presenze (183). Detiene anche il record di gol in una singola stagione di UCL (17, nel 2013/14), e mai nessuno è stato così decisivo nella competizione: record di gol in finale (4), oltre ad essere l'unico ad aver segnato in tre finali diverse. E poi uno dei record più spaventosi: è il solo giocatore ad aver segnato almeno 50 gol in Serie A, Liga e Premier League.
Dei record corredati da tanti trofei, per i quali il portoghese ha spesso trascinato l'intera squadra sulle sue spalle. La storia del calcio non ha mai visto un uomo più decisivo calcare un rettangolo verde. In carriera ha conquistato 31 trofei tra cui 5 Champions League, 3 campionati inglesi, 2 spagnoli e 2 italiani oltre al trofeo più spelndente di tutti, l'Europeo del 2016 vinto col suo Portogallo.