Quell'immagine lì, pieno di fango e colmo di gioia, è Sonny Colbrelli che traccia un solco strepitoso nella storia. L'italiano ha appena vinto la Parigi-Roubaix, e per raccontarne l'epica non basterebbe forse un libro.
A partire dal finale e quindi dallo sprint a tre con Vermeersch e Van der Poel, continuando con la pioggia battente e quella ruota bucata, poi la caduta, di un Gianni Moscon che avrebbe meritato certamente altra sorte. Comunque, un italiano non vinceva questa classica dal 1999. Da Tati.
Una gara pazza
Anche quella serve: è inevitabile. Ma il colpo di frusta del destino non racconta meno del bresciano, che ha pianto a singhiozzo dopo la vittoria perché ogni mattoncino sul muro della gara è finito al posto giusto. Pedalata dopo pedalata, un po' com'era successo a Imola, quando Sonny aveva vinto il campionato italiano.
Come Vermeersch e Van der Poel, Colbrelli era davanti a una prima volta meravigliosa: nella regina delle classiche non aveva mai corso. E di certo non si aspettava pioggia che si faceva presto fango, anche perché non accadeva da 19 anni.
In un'altra prima volta - mai si era disputata a ottobre, la Roubaix si è confermata una corsa impregnata di storia e con un futuro ancora molto vispo. Basterebbe guardare le condizioni, le uscite di scena impreviste e improvvise (Sagan su tutti) e la gara proprio di Colbrelli. Tra i primi dall'inizio e primo all afine.
L'ordine di arrivo
- 1. Sonny COLBRELLI (Bahrain-Victorious) 257,7 km in 6.01’57”, media 42,719;
- 2. Vermeersch (Bel);
- 3. Van der Poel (Ola);
- 4. Moscon a 44”;
- 5. Lampaert (Bel) a 1’16”;
- 6. Laporte (Fra);
- 7. Van Aert (Bel);
- 8. Van Asbroeck (Bel);
- 9. Boivin (Can);
- 10. Haussler (Aus);
- 11. Rutsch (Ger);
- 12. Walscheid (Ger).
- 19. Mozzato a 6’21”