Risucchiato anche lui nel gorgo, nel buco nero, nel vortice da cui nessuno quest'anno a Milanello riesce a uscire indenne. Quando il 3 febbraio è calato il sipario sul mercato, il Milan si è ripresentato al cospetto del campionato soprattutto con due nomi nuovi: Gimenez e Joao Felix. Avvio gassato, bollicine e coriandoli nelle prime partite e poi, quel gorgo. Prima ci è finito dentro Joao, quindi anche Santiago. E dire che Ibra, il giorno della sua presentazione, lo aveva detto chiaro: la squadra deve aiutarlo a esprimersi al meglio. Già. Perché Gimenez si portava dietro una media gol sontuosa non solo dal campionato olandese, ma anche in Champions. Da soli però non si va da nessuna parte e il rischio è che Santi si stia sentendo obbligato a un ruolo da salvatore della patria perché agli occhi dell'intero universo rossonero è arrivato col vestito del centravanti "che mancava da anni".
Però arriva da una realtà di livello più basso rispetto a quella italiana, ha 23 anni e si è ritrovato in un caos che probabilmente mai avrebbe immaginato di questa portata. E così è gradualmente scomparso di scena. Un assist al debutto, in Coppa Italia con la Roma, un gol all'Empoli e uno al Verona nelle due successive esibizioni in campionato, e quello inutile ai suoi vecchi amici del Feyenoord nel secondo round di San Siro. Dopo di che, il buio più o meno totale. Nelle ultime quattro uscite di campionato non c'è traccia di lui nei tabellini, se escludiamo l'assist a Leao nella sconfitta di Bologna. A Lecce i pianeti si sono allineati dal lato sbagliato: il gol annullato dal Var dopo 47 secondi per questione di centimetri, il palo nel secondo tempo dopo una bella giocata individuale in area. Il resto è stato una concomitanza di situazioni negative che iniziano a trascinarsi oltre il lecito. In parte dipendono da lui: scelte a volte sbagliate nell'ultimo passaggio o nella ricerca della porta, qualche pasticcio tecnico nell'area avversaria (ben 11 i palloni persi). Molto, però, dipende dal contesto complessivo. Semplicemente, la squadra non è in grado di supportarlo come dovrebbe e come richiederebbero le sue caratteristiche. Gimenez è un centravanti di profondità, che ama essere servito nello spazio, e non un attaccante di gestione della palla in area. Non ha il dribbling secco di Pulisic, ma una tecnica che va abbinata allo spunto muscolare. E' un paradosso, perché nelle idee di Conceiçao le sue squadre sono assolutamente verticali, mentre questo Milan il più delle volte finisce con l'appiattirsi sulla trequarti con un giro palla lento, stucchevole e orizzontale. L'impatto del messicano sul mondo rossonero resta comunque molto buono e le prospettive generali di crescita sono ciò che più tinge di rosa l'orizzonte. Il Milan costretto a ripartire dalla prossima stagione, avrà in Gimenez uno dei suoi muri portanti.
Fonte: Gazzetta.it